Ad Astra: il film targato James Gray è già destinato a diventare un cult di genere
Come è già successo nelle precedenti edizioni, anche la 76°Mostra Cinematografica di Venezia si è pregiata della sua razione di odissee nello spazio. A tenere alta la bandiera della fantascienza, dopo Alfonso Cuarón con Gravity e Damien Chazelle con The First Man, è toccato a James Gray con Ad Astra, pellicola che esordirà nei cinema italiani il 26 settembre.
L’opera cinematografica del regista de I Padroni della Notte sembra basarsi interamente su una frase di Arthur C. Clarke: “Esistono due sole possibilità. O siamo soli nell’universo, oppure non lo siamo. Entrambe sono terrificanti”.
La trama
Nel film Brad Pitt interpreta Roy McBride, un astronauta impegnato in una missione su una base spaziale limitrofa alla Terra, fino a quando delle tempeste di scariche elettriche, innescate da un’esplosione nucleare nello spazio profondo, sembrano mettere in pericolo l’intero Pianeta.
L’origine è presto identificata, e il Maggiore Roy McBride viene incaricato della missione volta a scongiurare questa catastrofe. Ma le cose non sono così semplici, perché Roy, soldato decorato oltre i confini della Terra, è il figlio di Clifford McBride (Tommy Lee Jones), pioniere dello spazio partito per cercare segni di vita ai confini del sistema solare.
Non è ciò che ci si aspetta
Nonostante Ad Astra appaia superficialmente come un science-movie hollywoodiano, in realtà affronta dilemmi esistenziali molto profondi come quello di restare fedeli a se stessi senza tradire i propri padri. Il viaggio interstellare del Maggiore McBride si trasforma così in una ricerca delle proprie radici, una ricerca intimista che vede lo spazio come metafora dell’insondabile.
Perché andare a vederlo
Malgrado la proiezione sia stata accolta con pareri contrastanti, Gilt Magazine vi consiglia la sua visione per l’intensa carica emozionale che, nonostante la drammaticità degli eventi, viene declinata con sapienza ed equilibrio, non sfociando mai in pietismi grossolani. Nota di merito alla fotografia curata dall’olandese Hoyte van Hoytema, che in passato lavorò a stretto contatto con Christopher Nolan, per aver ricreato un buio perfetto che si accende sui toni del rosso e poi del giallo.
di Emanuela Bruschi