Quattro film, due spin-off, un prequel e un ultimo capitolo in arrivo. 11 videogame e una director’s cut del primo film, per un totale inquantificabile di ore di girato. Litri e litri di sangue versati nello spazio profondo, dove nessuno può sentirti urlare. E un solo, iconico mostro. Questa è la saga di Alien, entrata ormai nella leggenda e che si appresta a terrorizzare ancora le generazioni di ieri e di oggi.
Dopo Prometheus, film del 2012 che si proponeva l’arduo compito di spiegare le origini del genere umano e, con esso, degli alieni xenomorfi che danno il titolo alla serie, Ridley Scott torna alla regia con Covenant, in uscita nelle sale italiane l’11 maggio.
Il film prende il via dieci anni dopo il disastro della missione Prometheus, e vede l’astronave Covenant approdare su un pianeta dalle fattezze terrestri con lo scopo di colonizzarlo, sventando il rischio di estinzione della razza umana. Ma le coppie che formano l’equipaggio scopriranno ben presto che questa terra promessa nasconde insidie al di là di ogni orrore immaginabile.
Intorno a Covenant si è scatenato già da mesi l’hype dei fan, sia di quelli di lunga data che dei più giovani. Scene pubblicate online illegalmente, soffiate dal set, trailer che lasciano aperti gli interrogativi creati dal film precedente e ne creano di nuovi. Quale ruolo avranno gli Ingegneri in questo capitolo? Cosa sta macchinando David, l’androide interpretato da Michael Fassbender in larga parte responsabile degli eventi tragici della Prometheus? Che fine ha fatto Elisabeth Shaw (Noomi Rapace) e perché la sua presenza nel nuovo film era stata tenuta nascosta fino all’ultimo momento? Ma soprattutto, quanto spazio sarà dedicato allo xenomorfo, protagonista indiscusso della saga?
A fronte dei 150 milioni di dollari (stimati) di budget di Covenant e del successo planetario del franchise, sembra quasi impossibile che il primo film rischiasse di essere relegato ad horror fantascientifico di serie b e dimenticato da pubblico e critica. Il primo Alien, datato 1979 e costato appena 10 milioni di dollari, deve la sua gigantesca fortuna ad una sinergia di talenti allora quasi insospettabile.
Ridley Scott non era infatti un nome notorio come adesso, avendo appena debuttato con I Duellanti. Aveva però le idee ben chiare sul potenziale successo del soggetto, e lavorò con gli sceneggiatori Dan O’Bannon e Ronald Shusett per realizzare un film spiazzante: pochissimi personaggi (7 umani, un gatto e un alieno), atmosfere claustrofobiche e una caccia spietata fino all’ultimo uomo. Anche Sigourney Weaver, il tenente Ripley dei primi quattro film, era all’epoca un volto nuovo, in grado però di diventare in breve tempo icona di tutto ciò che significa forza femminile e prototipo dell’eroina moderna.
Ma la vera ciliegina sulla torta era, ed è tutt’ora, la caratterizzazione dello xenomorfo. Un mostro scaltro, semi indistruttibile, con una sete di sangue che mai si placa, in grado di infettare gli umani per procreare altri abomini. Nato dall’immaginario orrorifico dell’artista svizzero Hans Ruedi Giger e “vivificato” dal papà di ET Carlo Rambaldi, lo xenomorfo si è evoluto nel corso della saga (dalla creatura facehugger al canide di Aliens: scontro finale, fino all’ibrido umanoide di Alien: la clonazione), rimarcando sempre la sua supremazia sugli umani.
Quali orrori ha ancora in serbo questa saga leggendaria? Andate al cinema a vedere Alien Covenant e scopritelo. Se avete il coraggio.
di Martina Faralli