Senza molte sorprese, i Bafta Awards 2021 hanno visto il trionfo del film di Chloé Zhao, Nomadland. La pellicola si è aggiudicata i premi più ambiti quali miglior film e miglior regia
È stata un’edizione diversa la 74° dei Bafta Awards. La cerimonia dei celebri “Oscar inglesi”, svoltasi per la prima volta nel bel mezzo della pandemia (la scorsa edizione l’aveva giusto preceduta) ha dovuto reinventarsi a causa delle restrizioni, nemiche, si sa, delle notti da red carpet. Innanzitutto, l’evento, posticipato da febbraio ad aprile, è stato suddiviso in due diverse serate, 10 e 11 aprile. Insomma, un intero weekend dedicato ai British Academy of Film and Television Arts Awards, per la gioia dei fan. Invariata, invece, la tradizionale location del Royal Albert Hall. A ben pensarci, però, la vera location è stata virtuale, visto che nominati e vincitori hanno partecipato con una connessione da remoto. Solo alcune celebrity erano fisicamente presenti per assegnare i premi.
Al timone della cerimonia, quest’anno non c’era Graham Norton. La serata di apertura è stata condotta dalla presentatrice radiofonica e televisiva Clara Amfo. A condurre la seconda serata sono stati, per la prima volta dopo 20 anni, in due: Edith Bowman e Dermot O’Leary. A loro si sono uniti altri ospiti, alcuni in presenza alla Royal Albert Hall, e altri virtualmente da Los Angeles. Tra questi citiamo Asim Chaudhry, Priyanka Chopra Jonas, Andra Day, Chiwetel Ejiofor, Cynthia Erivo, Hugh Grant, Tom Hiddleston, Anna Kendrick, James McAvoy, David Oyelowo e Renée Zellweger.
Una nota di tristezza ha però aperto questa edizione, ovvero la morte del Principe Filippo d’Inghilterra e la conseguente mancanza del principe William e della consorte Kate, nell’ultimo decennio pilastri della cerimonia. Il principe Filippo era stato tra l’altro il primo presidente dei BAFTA Film Awards nel lontano 1959.
Bafta 2021: un’edizione inclusiva e “not so white”
Ricordate lo scandalo della passata edizione? Nel caso ve lo foste perso, vi rinfreschiamo la memoria. La 73° edizione dei Bafta aveva suscitato non poche reazioni negative vista la completa assenza di attori di colore tra i vari candidati. Alcune delle attrici bianche comparivano addirittura due volte nella stessa categoria. In molti hanno criticato l’edizione, tanto che fu lanciato l’hashtag #BaftaSoWhite, appunto per una presa di posizione contro gli esclusivi criteri di selezione dell’accademia. Addirittura l’attore Joaquin Phoenix, ritirando il suo premio come migliore attore protagonista, aveva detto “Penso che inviamo un messaggio molto chiaro alle persone di colore, che non sono le benvenute qui”. A seguito di questo scandalo, l’intera organizzazione dei Bafta è stata revisionata, specialmente nei criteri selettivi per le candidature. Si è trattata di una svolta storica che ha dato luogo a un’edizione finalmente inclusiva e giusta.
Bafta 2021: i vincitori della 74° edizione
Senza molte sorprese, i Bafta Awards 2021 hanno visto il trionfo del film di Chloé Zhao, Nomadland. La pellicola si è aggiudicata i premi più ambiti quali quelli di miglior film e miglior regia. Inoltre, Frances McDormand vince per la sua interpretazione come attrice protagonista del medesimo film. Il premio per il miglior attore maschile va invece, a sorpresa, a Anthony Hopkins, che vince grazie alla sua incredibile performance in The Father.
Il prestigioso premio alla carriera della Bafta Fellowship è andato al regista Ang Lee, il quale ci ha consegnato grandi classici della cinematografia come Vita di Pi, La tigre e il dragone, I segreti di Brokeback Mountain e Ragione e sentimento. A consegnargli il premio è stato Hugh Grant, tra l’altro parte del cast della pellicola tratta dal romanzo di Jane Austen. I premi per miglior attore e migliore attrice non protagonista vanno rispettivamente a Daniel Kaluuya, per Judas and the Black Messiah, e a Yuh Jung-Youn, per Minari. Tutti i vincitori dei Bafta 2021 sono elencati di seguito:
- Miglior film: Nomadland, di Chloé Zhao
- Miglior film britannico: Una donna promettente (Promising Young Woman), di Emerald Fennell
- Miglior film non in lingua inglese: Un altro giro, di Thomas Vinterberg
- Miglior debutto britannico: Remi Weekes, per His House
- Miglior documentario: My Octopus Teacher, di James Reed, Pippa Ehrlich
- Miglior film d’animazione: Soul, di Pete Docter
- Miglior regia: Chloé Zhao, per Nomadland
- Miglior sceneggiatura originale: Emerald Fennell, per Una donna promettente (Promising Young Woman)
- Miglior adattamento: Christopher Hampton e Florian Zeller, per The Father
- Miglior attore: Anthony Hopkins, per The Father
- Miglior attrice: Frances McDormand, per Nomadland
- Miglior attore non protagonista: Daniel Kaluuya, per Judas and the Black Messiah
- Miglior attrice non protagonista: Yuh Jung-Youn, per Minari
- Miglior casting: Lucy Pardee, per Rocks
- Miglior colonna sonora: Jon Batiste, Trent Reznor, Atticus Ross, per Soul
- Miglior fotografia: Joshua James Richards, per Nomadland
- Miglior montaggio: Mikkel E.G. Nielsen, The Sound of Metal
- Migliori scenografie: Donald Graham Burt e Jan Pascale, per Mank
- Migliori costumi: Ann Roth, per Ma Rainey’s Black Bottom
- Miglior trucco e acconciature: Matiki Anoff, Larry M. Cherry, Sergio Lopez-Rivera e Mia Neal, per Ma Rainey’s Black Bottom
- Miglior suono: Jaime Baksht, Nicolas Becker, Phillip Bladh, Carlos Cortés e Michelle Couttolenc, per The Sound of Metal
- Migliori effetti speciali: Scott Fisher, Andrew Jackson, Andrew Lockley, per Tenet
- Miglior cortometraggio britannico d’animazione: The Owl and the Pussycat, dal poema di Edward Lear
- Miglior cortometraggio britannico: The Present, di Jacob Frey
- Premio EE Rising Star (votato dal pubblico): Bukky Bakray, Rocks
Bafta 2021: considerazioni finali
Quello appena trascorso è stato un anno duro per l’industria cinematografica. Per quanto in una forma diversa dal solito e per gran parte virtuale, la 74° edizione dei Bafta aveva in sé quella voglia di tornare a divertirsi e brillare. Le (poche) star che hanno sfilato sul red carpet hanno suscitato sentimenti contrastanti, oscillanti tra invidia e speranza. Perché, alla fine, anche commentare aspramente i look delle celebrity nelle gallerie fotografiche all’indomani di tali cerimonie ci ricorda una normalità a cui non vediamo l’ora di ritornare.
di Debora Lupi