Uscito nelle sale il 2 Giugno, Fury ci catapulta nell’Aprile 1945 al fianco di Don Collier detto Wardaddy, interpretato magistralmente da Brad Pitt, nel pieno battaglia della Resistenza contro quello che rimane dell’impero Nazista sulla via della disfatta.
Wardaddy viene scelto per guidare un’unità di cinque uomini con una giovane quanto inesperta recluta nel plotone: Norman. Trattasi di una missione suicida a bordo del carro armato ribattezzato Fury, nel cuore della Germania nazista che li vedrà in netta inferiorità numerica in territorio nemico potendo contare solo su loro stessi. Questa missione li porterà ad aver a che fare con i più terribili orrori della guerra e gli effetti psicologici che ne conseguono. Il film è però anche il manifesto del cameratismo creatosi all’interno della squadra, mettendo in luce i rapporti che si creano all’interno di un plotone sul campo di guerra costretto a poter contare solo sulla forza della squadra per poter sopravvivere.
Questo film nasce dalla collaborazione tra David Ayer, Bill Block, Ethan Smith e John Lesher e trascina il plubblico in uno spaccato decisamente realistico del secondo conflitto mondiale, con l’intento di ricreare un’ambiente il più possibile attinente alla storia. L’idea di fondo che permea il film in ogni sua scena è quella di attribuire una nuova accezione alla guerra della liberazione che è sempre stata definita come “giusta”, ed il risultato è una contrapposizione continua del modo in cui viene percepita la guerra tra i due eserciti.
Lo stesso Lesher definisce il personaggio di Norman come personaggio chiave, in quanto rappresenta come la guerra viene vista dal pubblico. Norman è la nuova recluta, chiamata per sostituire il secondo pilota di Fury, e per questo è totalmente inesperto ed impreparato alle conseguenze della guerra, è un credente convinto nonchè un ragazzino che viene strappato dalla sua sedia di dattilografo al quartier generale e catapultato in un carro armato in corsa pronto a sterminare milioni di vite umane. Il pubblico viene spinto ad avere un legame empatico con lui ed incosciamente portato a vedere la guerra con i suoi stessi occhi.
Coinvolgente, realistico, patriottico ed angosciante al punto giusto, Fury si conferma essere una più che valida esperienza alternativa per tentare di dare un senso a tanta disumanità.
di Federica Luzzio