Troviamo fino al 31 marzo la mostra “Giorgio Strehler. Un uomo per Milano, un teatro per l’Europa” al CDI – Centro Diagnostico Italiano di Milano – per poi passare al famoso Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro.
La mostra si apre con fotografie che ritraggono il regista all’opera, durante le prove di spettacoli di prosa e di lirica. Ecco allora che lo possiamo ammirare in compagnia di Valentina Cortese ne Il giardino dei ciliegi, di Tino Carraro e Milva in Io, Bertold Brecht n. 2 oppure durante le prove del Don Giovanni e de Le nozze di Figaro di Mozart.
Si passa alla seconda sezione che ci svela un lato poco noto di Strehler: “ …non mi nascondo che forse la più piena realizzazione di me stesso l’avrei avuta quale interprete di musica, specificatamente direttore d’orchestra”. Veniva da una famiglia di musicisti, sua madre era una celebre violinista, suo nonno suonava divinamente il corno e lui stesso aveva studiato musica: ecco perché il mondo della musica, della lirica nello specifico, non gli era estraneo ed ecco perché riuscì con così grande maestria a seguire la regia di opere liriche. Ne curava ogni aspetto, dalla scenografia ai costumi. Di questi è possibile ammirare quattro rifacimenti ad opera degli allievi del Corso per sarti dello spettacolo della Scala sui bozzetti di Ezio Frigerio e Franca Squarciapino, che lui stesso aveva ‘scoperto’. Scorrono le immagini e lo troviamo accanto a Riccardo Muti, con Sergio Tedesco e Luigi Roni nel Falstaff, oppure ci troviamo davanti alla maestosità dei suoi spettacoli, come il Macbeth.
“1945: un meraviglioso periodo. … Non avevamo nulla, se non la giovinezza. E avevamo l’ebrietà della giovinezza e l’ebrietà di una condizione di illimitata speranza. Io li chiamo ‘I giorni degli eroici furori”. È il momento della ricostruzione e la città viene attraversata da un’ondata di fervore culturale: il 4 maggio 1945 riapre l’Odeon, il 9 il Lirico ospita l’orchestra della Scala. Ma è l’inaugurazione del Teatro della Scala il simbolo di questa rinascita, l’11 maggio 1946. Tremila erano in sala ad ascoltare il concerto diretto da Arturo Toscanini, mentre una grande folla occupava le piazze adiacenti. Il 14 maggio del 1947 riapre il Piccolo Teatro con L’albergo dei poveri: è un grande evento per la città, infatti il Piccolo rappresenta il primo esempio di teatro stabile pubblico del nostro paese. In questa occasione troviamo Strehler nel consueto ruolo di regista, ma anche di attore. Da quel momento si impegnò ad aprire verso l’Europa il teatro italiano: “L’Europa è il mio grande sogno”, diceva. E: “Penso a un’Europa della gente… che produce cose, ma anche cultura. Produce oggetti, ma sa anche inventarsi ancora dei sogni”.
La mostra termina, poi, con fotografie dei suoi capolavori, come Arlecchino servitore di due padroni con Ferruccio Soleri, La Tempesta con Tino Carraro e Giulia Lazzarini o L’anima buona di Sezuan con Andrea Jonasson.
Da vedere.
di Irene Brunetta