Cosa tiene uniti due amici? E perché a volte, da un giorno all’altro e senza una spiegazione logica, le amicizie finiscono? La trama de Gli spiriti dell’isola, il nuovo film di Martin McDonagh che uscirà nelle sale italiane il 2 febbraio, ruota proprio attorno a queste due interessanti domande.
Il regista di In Bruges – La coscienza dell’assassino (2008) e del più recente, premiato e conosciuto Tre manifesti a Ebbing Missouri (2017), torna sul grande schermo con una pellicola che, rimanendo perfettamente nel suo stile, aggiunge un tassello in più al mosaico complicato, divertente e tragico che è il cinema di Martin McDonagh.
La pellicola, ambientata in Irlanda nel 1923, racconta la storia di due amici, Pádraic (Colin Farrell) e Colm (Brendan Gleeson), e di come un giorno uno di essi, il violinista Colm, apparentemente senza motivo, decida di interrompere i rapporti con il più giovane Pádraic. Sullo sfondo della guerra civile irlandese, una vera e propria tragedia fratricida che però non interviene nella placida vita sull’isola di Inisherin, un altro conflitto tra due “quasi fratelli”, due migliori amici, avrà conseguenze più contenute ma altrettanto tragiche per gli abitanti dell’isola.
Aldilà della colonna portante di questo racconto, che è appunto la fine di un’amicizia, la scrittura brillante del regista e sceneggiatore ritrae tutta una (ristretta) comunità di, persone alquanto singolari, con le loro paure e desideri, ma soprattutto con la loro curiosità e i loro interventi spesso non richiesti nella vicenda Pádraic-Colm. McDonagh, di origini irlandesi, porta sullo schermo quasi un film in costume che veramente ci parla in irlandese (per questo varrebbe davvero la pena scegliere la versione in lingua originale) e ci parla dell’Irlanda, della sua storia: già dal titolo originale, The Banshees Of Inisherin, ci parla anche del suo folklore nella figura mitologica della Banshee, personificata da un’anziana e folle donna che vede nel futuro ciò che di comico, assurdo e tragico avverrà sull’isola.