Con un cast d’eccezione, tra cui Lady Gaga, Adam Driver, Jared Leto, Al pacino e Salma Hayek, House of Gucci arriva sui grandi schermi italiani il 16 dicembre. Già criticato quanto elogiato nel resto del mondo, il film ha tutti i presupposti per spaccare l’opinione pubblica in due fazioni distinte e separate. Infatti, nonostante il vociferare che vorrebbe Lady Gaga e altri attori candidati ai prossimi Oscar, c’è chi si dichiara apertamente contro questa singolare riproduzione dei fatti, in particolare la famiglia Gucci discendente da AldoGucci. L’accusa che viene mossa al film di Ridley Scott è quella di essere una caricatura della realtà, a metà tra il buffo e la satira, quasi sconfinando nel trash. Ma non solo, ciò che infastidisce è anche la rappresentazione di Patrizia Reggiani come vittima di un’azienda maschilista. Non si esclude quindi che la questione venga portata in tribunale dalla famiglia fiorentina.
House of Gucci, tratto dal libro di Sara Gay Forden, presenta la storia dell’omonima famiglia che ne ha viste delle belle dopo l’entrata in scena di Patrizia Reggiani, in seguito al matrimonio con Maurizio Gucci. Affascinato dalla personalità di Patrizia, Maurizio fa il primo di tanti sbagli non rendendosi conto delle reali intenzioni della moglie. Ma soprattutto, segna la sua condanna a morte quando, sottovalutando la sete di potere di Patrizia e la sua determinazione nel conquistare e mantenere un posto di rilevanza in azienda, intraprende una relazione con Paola Franchi, incurante delle conseguenze. Infatti, il sentimento di vendetta ha la meglio in Patrizia; il fatto che abbiano due figlie non è sufficiente per fermarla dal trasformarsi in mandante dell’omicidio del marito ed essere condannata a 29 anni di carcere.
L’omicidio ha luogo nel quartiere di Porta Venezia nel ‘95, dove Maurizio aveva affittato una casa con la nuova compagna. Ciò che appare chiaro ora, non lo era così tanto per gli investigatori del tempo, che non hanno subito capito quale fosse la strada giusta da percorrere, indagando invece su possibili nemici di Maurizio in ambito professionale. Il vero pericolo, però, era proprio a un tiro di schioppo. Patrizia aveva assoldato l’amica Pina Auriemma, oltre a Ivano Savioni, Orazio Cicala e Benedetto Ceraulo, persone che nella Milano degli anni Novanta erano disposte a tutto pur di vedere qualche soldo. La missione era salvare l’orgoglio di Patrizia, preservare il cognome acquisito, e con esso ricchezza e status sociale.
Le critiche mosse a House of Gucci
Lady Gaga crea la sua personale versione di questo personaggio così intricato, tanto che ammette di non aver neanche letto il libro per evitare di rimanerne influenzata. Ma, interpretazione della popstar a parte, la cosa che stona parrebbe essere quell’inglese con accento italiano che è stato addirittura insegnato a Gaga e agli altri attori, madrelingua inglesi. Alcuni criticano anche la durata troppo lunga del film (157 minuti), altri ancora la lentezza con cui vengono raccontati i fatti fino all’omicidio per poi velocizzarsi proprio quando sarebbe stato interessante un focus sull’atto stesso e sull’intricata mente umana, in questo caso di Patrizia Reggiani e le motivazioni che l’hanno spinta a prendere una decisione del genere.
Il legame non legame tra Gucci e House of Gucci
Detto ciò, è innegabile il grande hype che il film sta suscitando in tutto il mondo. Al contrario di ciò che verrebbe naturale pensare – dalla partecipazione di Jared Leto, ambassador di Gucci, e di Salma Hayek, moglie di Francois-Henri Pinault, presidente Kering – non c’è alcuna collaborazione né legame tra il brand Gucci e il film House of Gucci, se non per il prestito di alcuni abiti d’archivio. Volente o nolente, il brand Gucci – ai tempi dei fatti in affanno, ora colosso mondiale e uno dei marchi più ricercati e apprezzati al mondo – sta subendo gli effetti dell’uscita mondiale di questo film. Pubblicità reciproca che male non fa ovviamente. Non resta che vedere cosa succederà e capire se grazie a House of Gucci anche Gucci potrà trarne lati positivi, magari tornando ai numeri pre-pandemici.
di Alessia Mandelli