Quest’anno il 49esimo Festival del Teatro si svolgerà dal 2 all’11 Luglio a Venezia, città d’arte per eccellenza. Con un’estetica stupefacente e palazzi che sembrano galleggiare sull’acqua, Venezia è soprattutto nota per la sua componente artistica e culturale, in particolare quella riguardante l’arte della recitazione. Si può citare il rinomato Carnevale di Venezia, tradizione secolare della città, o la Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
E ancora, si ricorda la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, evento noto in tutto il mondo, e La Biennale del Teatro. Quest’ultima, quest’anno si tinge di blu. É proprio il blue “l’isola che non c’è”, un sogno che è stato temporaneamente cancellato dalle nostre menti a causa della pandemia, ma che ora possiamo rifondare per dare nuova importanza all’arte. Il blu, o ancora meglio l’azzurro, è il colore che rimanda al freddo. Un freddo che ha lasciato a casa tutti gli artisti dello spettacolo per mesi di chiusura.
Biennale di Venezia e la sua storia
La Biennale di Venezia, come Esposizione Internazionale d’Arte, nasce nel 1895 ed è oggi una delle più importanti Fondazioni Culturali italiane. Nata a Venezia, si è distinta per la particolare attenzione che ha rivolto alle arti del teatro, del cinema, della musica e della danza. Con l’attività di un gruppo di intellettuali veneziani, la Biennale ha da sempre avuto lo scopo di stimolare l’attività artistica all’interno della bella Venezia.
In particolare, nel 1934 è nato il Festival Internazionale del Teatro, evento che si affianca alla Biennale d’arte, oltre al Festival del Cinema, della Musica e della Danza, nati anch’essi in anni più recenti. I primi eventi furono ambientati a Palazzo Pro Arte, nel sestiere di Castello.
Il nome “Biennale” deriva dalla frequenza delle sue manifestazioni, due all’anno appunto. É per questo motivo che in seguito il termine ha acquisito il significato di evento culturale, a prescindere dalla sua cadenza, riferendosi in futuro a qualsiasi grande manifestazione culturale e artistica.
Gli spettacoli
Dal 2 all’11 luglio si terranno i seguenti spettacoli:
Per iniziare, Krzysztof Warlikowski, Leone d’Oro alla carriera, presenta “We are Leaving”, adattamento di Suitcase Packers di Hanoch Levin.
In seguito, Kornél Mundruczó porta in scena i demoni più profondi dell’umanità con “Hard to be a God”.
Roberto Latini, a sua volta, presenta “In exitu”, tratto dal romanzo di Giovanni Testori.
Segue Danio Manfredini, che “Nel lago del Cor” fa riaffiorare la triste memoria delle parole di Primo Levi, Hannah Arendt, Salmen Gradowski.
Passiamo a una domanda su uno dei più grandi misteri dell’umanità: che cos’è la vita? Con “Altro stato” di Francesco Pititto e Maria Federica Maestri di Lenz Fondazione.
E ancora, The Mountain, ultimo lavoro di Agrupación Señor Serrano, compagnia premiata nel 2015 con il Leone d’Argento.
Filippo Andreatta è riuscito invece a portare in scena un libro di architettura, il cult di Rem Koolhaas Delirious New York.
Successivamente, spicca la coreografa Adrienn Hód nel suo ultimo lavoro, Sunday.
Per concludere in bellezza, Paolo Costantini, vincitore della quarta edizione di Biennale College Registi, presenterà “Uno sguardo estraneo” (ovvero come la felicità è diventata una pretesa assurda).
Leone d’Oro alla Carriera a Krzysztof Warlikowski
Quest’anno il Leone d’oro alla Carriera va a Krzysztof Warlikowski, polacco di origini e oggi uno dei più importanti registi europei. Dopo aver studiato storia, filosofia e francese presso l’Università Jagellonica di Cracovia, si è laureato in regia presso la Ludwik Solski Academy nel 1993. Ricordiamo che uno dei suoi insegnanti fu il regista polacco Krystian Lupa.
Warlikowski é noto per il suo metodo rivoluzionario, secondo cui riesce a portare in scena i grandi del teatro, come Shakespeare e le più note tragedie greche, in maniera totalmente nuova e rinnovatrice. Warlikowski è un artista libero, volto a trasformare in realtà quel dolore che si trova inciso sulla carta delle opere teatrali.
Inoltre, con agilità focalizza l’attenzione sui conflitti che caratterizzano la società, contraddistinti dalla violenza, per sottolineare come l’amore, solo l’amore, possa donarci un genuino e semplice sentimento. La consegna del premio avrà luogo sabato 3 luglio alle ore 12:00, in Ca’ Giustinian.
Le parole dei direttori Stefano Ricci e Gianni Forte
Stefano Ricci e Gianni Forte, direttori della Biennale, ben affermano che, come una fiaba dei fratelli Grimm, la pandemia è apparsa all’improvviso nelle nostre vite, portandoci via quella cara libertà che davamo ormai per scontata e trascinandoci in un baratro di solitudine buio e tempestoso.
La situazione sanitaria ci ha imposto misure forzate, come il divieto di assembramento e l’obbligo di coprirci il volto. Ecco perché ora l’arte ha il diritto, ma soprattutto il dovere, di farsi sentire, di gridare a gran voce le emozioni che non ha potuto esprimere nei mesi di chiusura, perché tutti, e soprattutto gli artisti, hanno sofferto questo momento.
Il teatro è fondamentale nella società, non solo come testimonianza di ciò che è successo, ma anche come elemento portante della comunità, volto a materializzare i nostri sentimenti. Come dicevano gli antichi Greci, è proprio il teatro che ci conduce alla purificazione dell’anima, la cosiddetta catarsi, facendoci provare “pathos”, smuovendo cioè in noi un forte sentimento, turbandoci e liberando la nostra fantasia.
di Angelica Pria