Il Cappello di Paglia di Firenze alla Scala: brio e tradizione nel segno di Nino Rota

Una rivisitazione vivace e moderna di un classico del repertorio operistico italiano, capace di coniugare la tradizione del vaudeville con un approccio contemporaneo

a cura della Redazione

La stagione autunnale del Teatro alla Scala di Milano si è aperta con un’esplosione di energia e leggerezza grazie a Il Cappello di Paglia di Firenze, opera di Nino Rota che ha debuttato il 4 settembre. La produzione, affidata ai giovani talenti dell’Accademia del Teatro alla Scala, ha portato sul palco una rivisitazione vivace e moderna di un classico del repertorio operistico italiano, capace di coniugare la tradizione del vaudeville con un approccio contemporaneo.

Un vaudeville riscoperto

Composta nel 1945, ma rappresentata per la prima volta nel 1955, l’opera è una commedia brillante in quattro atti ispirata all’omonima farsa di Eugène Labiche. La trama segue le disavventure di Fadinard, un giovane gentiluomo che, nel giorno del suo matrimonio, si imbarca in una corsa frenetica per recuperare un cappello di paglia distrutto dal suo cavallo. Questo pretesto narrativo dà il via a una serie di malintesi e situazioni comiche che si intrecciano in una vera e propria girandola di equivoci.

Una regia fresca e innovativa

La regia di Mario Acampa, noto per la sua capacità di coinvolgere il pubblico più giovane, ha saputo dare nuova vita a un’opera raramente rappresentata, senza tradire lo spirito originale del testo. Le scenografie di Riccardo Sgaramella e i costumi di Chiara Amaltea Ciarelli hanno reso omaggio al periodo storico in cui è ambientata la vicenda, pur introducendo elementi stilistici che strizzano l’occhio alla modernità.

Una direzione orchestrale di alto livello

Sotto la guida esperta di Donato Renzetti, l’Orchestra dell’Accademia ha saputo esaltare le qualità della partitura di Rota, una composizione che alterna momenti di raffinata melodia a passaggi ritmicamente più incisivi, in un continuo gioco tra il serio e il faceto. Il risultato è stato un’esecuzione brillante, capace di mantenere il ritmo sostenuto richiesto da una commedia degli equivoci.

Giovani talenti in crescita

Il cast, composto dagli allievi dell’Accademia, ha ricevuto ampi consensi per l’energia e la freschezza con cui ha interpretato i ruoli principali. In particolare, Andrea Tanzillo e Pierluigi D’Aloia, che si sono alternati nel ruolo di Fadinard, hanno saputo incarnare con verve e precisione il protagonista della storia, mantenendo alta l’attenzione del pubblico per tutta la durata dello spettacolo.

Il Cappello di Paglia di Firenze ha segnato un inizio di stagione perfettamente riuscito per il Teatro alla Scala. Con la sua combinazione di tradizione e innovazione, l’opera ha offerto al pubblico un’esperienza divertente e raffinata, confermando la vitalità e la rilevanza del repertorio operistico italiano anche per le nuove generazioni.

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