Un classico senza tempo tra teatro e letteratura
Pubblicato nel 1904, Il fu Mattia Pascal è il romanzo che consacrò Luigi Pirandello alla fama mondiale. Un’opera visionaria che, in linea con autori come Wilde, Dostoevskij, Stevenson e Kafka, esplora il tema del Doppio e dell’identità, anticipando molte delle inquietudini del Novecento. Nonostante Vladimir Nabokov lo definisse “di una noia mortale”, la storia di Mattia Pascal e del suo alter ego Adriano Meis è tutt’altro che priva di tensione: colpi di scena, intrecci complessi e continue sovrapposizioni spazio-temporali rendono il romanzo un vero capolavoro di dinamismo e ironia.
L’uomo che muore due volte
Mattia Pascal è un uomo comune che si ritrova, per un gioco del destino, creduto morto. Invece di rivelare l’equivoco, coglie l’occasione per reinventarsi una nuova vita sotto il nome di Adriano Meis. Tuttavia, il suo tentativo di sfuggire alla propria identità si trasforma in un incubo: quando cerca di riappropriarsi del suo passato, scopre di non poter più tornare indietro. Per la società e per la famiglia, lui è morto davvero. È una condizione paradossale che Pirandello utilizza per mettere in discussione l’apparente solidità delle convenzioni sociali, dimostrando come la realtà sia solo una costruzione collettiva.
Teatro e cinema: una messa in scena innovativa
La trasposizione teatrale di Il fu Mattia Pascal non può che riflettere questa instabilità, portando sul palco un intreccio che mescola il reale e l’illusorio, l’assurdo e il riflessivo. Marco Tullio Giordana, curatore della nuova versione per il palcoscenico, sottolinea come il linguaggio teatrale si fonda con quello cinematografico, rompendo la quarta parete e trasformando il pubblico in un testimone diretto delle vicende del protagonista. Così, la macchina teatrale si adatta a una storia che sembra fatta per sfidare ogni certezza, ribaltando il confine tra realtà e finzione.
Un’eredità ancora viva
Nonostante sia nato come romanzo, Il fu Mattia Pascal è diventato uno dei titoli teatrali più amati dell’opera pirandelliana. La sua ironia, il suo spirito malinconico e il suo sguardo lucido sulla società lo rendono un’opera di straordinaria modernità. Mattia Pascal è un inetto, un uomo senza qualità, un personaggio che si aggira tra le pagine del romanzo e sulle tavole del palcoscenico con la consapevolezza che nulla è certo e che ogni identità è solo un’illusione.