Riley, protagonista del primo film, ha finalmente compiuto 13 anni e va ad un hockey-camp dove spera di entrare nella squadra del liceo. Ha raggiunto un equilibrio, grazie a Gioia che reprime tutti i ricordi negativi, chiamato senso di sé, un groviglio azzurro che è la sua personalità. Eppure, un giorno prima della partenza, l’allarme pubertà esplode e si insinuano in lei quattro altre emozioni che non aveva mai provato prima: Imbarazzo, grande grosso e impacciato, fondamentale nei suoi silenzi (voce di Federico Cesari), Noia, che rappresenta il lusso del nostro secolo (Ennui, doppiata da Deva Cassel), Invidia, verde, piccolina e guarda tutti dal basso verso l’alto (voce di Marta Filippi) e, ovviamente, Ansia (doppiaggio incredibile di Pilar Fogliati).
Che ansia!
Parlare chiaramente di un sentimento così comune e tanto criptico è quasi disarmante. In una frase del film, la ripete anche Fogliati alla conferenza stampa, è descritta con tanto amore (anche se spesso la vogliamo celare): l’ansia è preoccuparsi delle cose che non si vedono, una paura ancestrale dentro di noi che ci fa drizzare le antenne. Nonostante sia molto difficile averci a che fare, nello specifico quando prende il controllo e ci annebbia, andrebbe abbracciata come un’amica che si preoccupa tanto (a volte troppo) per noi. Riuscire a farlo capire tanto a un bambino quanto ad un adulto è stato un lavoro magistrale e ben riuscito, tant’è che la lacrimuccia finale è d’obbligo.
Perché è un must-watch
È un film di formazione che ci mostra in 4K che crescere è sì doloroso (anche in questo sequel Tristezza ha un ruolo importante) ma inevitabile per capire chi siamo. La pubertà è l’antitesi di noi stessi: a livello hegeliano partiamo da una tesi (noi, bambini semplici) che dai 13 anni viviamo un terremoto dove si sconquassano le nostre salde fondamenta (ansia, invidia, imbarazzo) come si dice nel film del “senso di sé”, per poi arrivare (se poi c’è mai davvero un punto di arrivo) a conoscersi. Film leggero ma non superficiale, adatto a chiunque abbia voglia di scoprirsi un po’ di più.