Il mito di JFK torna al cinema, soffermandosi su una figura tanto misteriosa quanto affascinante, sua moglie Jacqueline. Sarà, infatti, nelle sale italiane dal 23 febbraio Jackie, di Pablo Larraìn.
Presentato allo scorso Festival di Venezia, il regista cileno racconta la vita della First Lady durante la settimana successiva al 22 novembre 1963, quando il Presidente John Fitzgerald Kennedy morì assassinato a Dallas.
La vedova, interpretata da Natalie Portman, ripercorre durante un’intervista i momenti di choc e dolore che hanno caratterizzato quei giorni: quando tiene la testa del marito appena colpito e sporca di sangue il famoso vestito rosa, oppure mentre spiega ai figli perché il padre non è più con loro. Il film propone anche scene precedenti a Dallas, quando un’elegantissima Jackie presenta davanti alle telecamere la Casa Bianca, di cui aveva restaurato gli interni, come una perfetta padrona.
Con il tempo si è scoperto che i coniugi Kennedy non fossero la splendida coppia che appariva davanti ai riflettori. L’immagine che viene riportata qui, però, è quella di una donna all’apparenza fragile, che si è vista cadere tutto il mondo addosso in pochi attimi, senza tuttavia smettere di lottare perché il ricordo del marito rimanesse fisso nella memoria di tutto il mondo.
Natalie Portman porta sul grande schermo una Jackie posata e raffinata, ma anche capace di mostrare dolore davanti a uno sconosciuto giornalista, per poi ricomporsi e impedire che il pianto venga inserito nell’articolo. Insieme alla Portman, Peter Sarsgaars nei panni di Bobby Kennedy, John Hurt, alla sua ultima interpretazione, e Billy Crudup (il giornalista).
In Jackie viene dunque mostrata una donna dalle mille sfaccettature nascoste; in questo modo è possibile coglierne l’umanità, che spesso, quando si parla di miti, ci pare difficile da trovare.
di Maria Giulia Gatti