Kubrick dietro un obiettivo diverso: quello della macchina fotografica. Stanley Kubrick è indubbiamente un regista geniale e capolavori come Lolita, Arancia Meccanica, Shinining, Full metal Jacket ed Eyes Wide Shut sono universalmente noti, ma pochi sanno che il talento di Kubrick ha iniziato ad esprimersi con l’immagine ferma.
È l’immagine ferma a essere il suo primo amore e “Stanley Kubrick fotografo” a Palazzo Ducale di Genova fino al 25 agosto mostra i frutti di questa passione. La mostra, ideata da Gamm Giunti e curata da Michel Draguet espone alcuni dei migliori scatti tra il 1945 e il 1950. In quegli anni Kubrick lavorò come fotoreporter per la rivista americana Look, dove fu notato grazie a una foto che catturava lo sconforto di un edicolante a New York il giorno della morte del presidente Roosevelt (comprata dalla rivista per 25 dollari).
Le 160 fotografie esposte sono stampate dai negativi originali conservati nella Look Magazine Collection del Museum of the City of New York e ritraggono la società americana del primo dopoguerra, mettendone in luce gli aspetti più contraddittori: dalla photo-story ispirata da Mickey, un ragazzino di dodici anni che lavora come lustrascarpe nel quartiere di Brooklyn, agli scatti che catturano gli ambienti più esclusivi della società e i suoi protagonisti, come i ritratti di Betsy Furstenberg, Montgomery Clift e del campione di boxe italo-americano Rocky Graziano.
Inevitabile l’instaurarsi di un trait d’union tra alcune di queste fotografie e le successive pellicole cinematografiche: le gemelline con le trecce prendono vita nelle inquietanti bambine di Shining, oppure il già citato scatto dell’edicolante che gli è valsa la carriera di fotoreporter, ripreso per una delle più note scene di Eyes Wide Shut.
Conoscere Kubrick come fotografo è senz’altro una chiave di lettura necessaria per scoprire le radici della sua creatività. Imprescindibile fonte di alcune sue qualità che lo hanno reso un celebre regista, quali la straordinaria sensibilità e la prospettiva critica, suo secondo e onnipresente obiettivo.
(di Giulia Sanlorenzo)