La Guerra dei Roses impressionerà il pubblico milanese dal 9 al 26 novembre al Teatro Manzoni. Il play si basa sull’opera di Warren Adler; nel lontano ‘89 ottenne grande riconoscimento di pubblico l’omonimo adattamento cinematografico di Danny De Vito, tra gli interpreti Michael Douglas e Kathleen Turner.
Lo spettacolo in scena a Milano conta sull’attenta regia di Filippo Dini, la traduzione a cura di Antonia Brancati e Enrico Luttmann ripercorre puntualmente lo script originale. Ambra Angiolini e Matteo Cremon sono i coniugi Roses, personaggi principali della vicenda. Il plot gravita attorno alla lenta e agonizzante storia di una separazione.
I Roses, ricchi borghesi del Mid West, ai tempi del loro primo innamoramento, vissero una passione travolgente e assoluta, tuttavia temporanea e destinata a dissolversi con il sopraggiungere di vincolanti responsabilità post-matrimoniali e dubbi esistenziali. La Signora Roses spia con invidia e disprezzo gli innumerevoli successi professionali del marito, è una donna insoddisfatta che ha assistito, inerme, alla disgregazione del proprio mondo interiore a seguito dell’ennesimo fallimento.
Una persona senza sogni né ambizioni, è svuotata e il suo malcontento può generare dai più insignificanti dissapori a ossessivi rancori. La relazione dei Roses arriva a un punto di rottura, un autentico point of no return. I due protagonisti non si sopportano, ad ogni gesto dell’uno equivale la risposta collerica dell’altro, il tutto degenera in un vero e proprio scontro fisico a suon di schiaffi e spintonate.
L’evoluzione del play suscita risate amare nello spettatore, che in molti casi, segretamente almeno una volta, avrebbe reagito a un litigio à la manière del Signor Roses. A teatro la vergogna è bandita, si spinge all’estremo una situazione e si reagisce di pancia, senza freni. La sfida risiede, tra l’altro, nel rendere sul palcoscenico ciò che davanti a una videocamera è riuscito con spontaneità e efficacia.
Il film è difficile da eguagliare, però è certo che i sentimenti sono più crudi a teatro e, per quanto concerne la Guerra dei Roses, è fondamentale spogliare i personaggi da ogni valore borghese, denudarli di quel falso senso di respectability per mostrarne la vera anima, in conflitto, irosa come una bestia feroce finalmente libera di scagliarsi sul bracconiere dopo anni di cattività.
La Guerra dei Roses è un campo di battaglia coniugale, ogni colpo inferto ha ricadute atroci sul carnefice tanto quanto sulla vittima. Una tragedia familiare che, tra pugni e strattonate di capelli, contorce le viscere dello spettatore.
di Chiara Negri