C’è una sottile linea di separazione tra il bene e il male, tra vittima e carnefice: il seme della discordia può nascere anche negli ambienti più impensabili, frutto di una società che non considera i problemi dei più giovani. Con il film “La Scuola Cattolica” il regista Stefano Mordini ricostruisce uno dei fatti di cronaca nera più angosciosi nella storia del nostro Paese attraverso gli occhi di una generazione annoiata e dannata, che fa della violenza un’arma per esternare le proprie frustrazioni.
Il film è tratto dal libro di Edoardo Albinati
Il titolo della pellicola, presentata a Venezia fuori concorso, è “La scuola cattolica”, come l’omonimo libro di Edoardo Albinati, che vinse il premio Strega nel 2016. C’è un motivo: il racconto sposta l’attenzione dal contesto «fascista», cui certa narrazione ha tradizionalmente attribuito l’orrenda violenza esercitata da Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido su Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, nella purtroppo celebre villa del Circeo, a un altro contesto, che finisce per essere incarnato qui, appunto, nella scuola cattolica San Leone Magno, frequentata anche dallo stesso Albinati.
L’intento del regista
L’intenzione meritevole del film, enunciata dallo stesso regista, è quella di concentrare l’attenzione sulla violenza di genere, al di là dei contesti, presunti politici o sociali che siano. «Volevamo raccontare come l’uomo si permette di esercitare una violenza gratuita per scopi gratuiti sul femminile. Non c’è necessariamente un conflitto politico, c’è senz’altro un conflitto tra uomo e donna. Non c’è necessariamente un conflitto di classe: l’impunità c’è nelle borgate come nella borghesia» ha spiegato il cineasta. L’uscita del film è prevista per il prossimo 7 ottobre e noi di Gilt Magazine vi garantiamo che non ne rimarrete delusi.
di Emanuela Bruschi