Bianco e nero vedono i nostri occhi, ma mille colori vi legge l’anima in uno dei capolavori indiscussi del Federico più celebre del cinema di sempre, Fellini.
Regista dalle mille tinte e dalle infinite tonalità di emozioni, gioia che si trasforma in pianto che si trasforma in risa che si trasforma in turbamento che si trasforma in masturbazione che si trasforma in poesia.
Atmosfere oniriche, circensi, pavoni e gigantesse, donne alte, donne grasse, donne belle, donne basse e nane. Le femmine, grandi protagoniste delle sue opere, femmine come piace dire ai critici feline-felline, quelle ritratte in mille inquadrature, ma una più di tutte, una diversa dalle altre, unica nel suo genere e nella sua autenticità, Giulietta Masina, protagonista de “ La Strada”.
A molti animi distratti “La Strada” può apparire il racconto di un viaggio che ha come protagonista una ragazzetta bruttina e ingenua, diversa dalle altre, un po’ sciocca, chiusa sempre come un riccio nel suo tentativo di “estraniarsi” da un modo a lei “estraneo”. Lei, un cucciolo di clown destinato ad un avvenire triste, fatto di maltrattamenti e di delusioni, ma fatto anche di abbandoni di luoghi in cui avrebbe voluto mettere radici. Sempre al fianco del bruto Zampanò, che la violenta e la nutre, la usa e la protegge, la picchia e la consola, la compra e l’abbandona, e del Matto, un ribelle birbaccione impertinente, saggio e geniale, gentile e fedele, un amico per la piccola Gelsomina ( Giulietta Masina).
Ma in realtà La Strada vuole raccontarci molto di più, è il disegno mutevole e dinamico della tripartizione dell’animo umano, Gelsomina, buona e ingenua rappresenta l’infanzia ma anche il Bene, la tesi, Zampanò, arrogante e opportunista rappresenta la vecchiaia, la frustrazione e l’egoismo, è il Male, l’antitesi.
Questo gioco dialettico si conclude con la confutazione più ovvia, la pazzia, la follia che nasce dall’incontro tra il bene e il male, il buono e il cattivo, la luce e il buio, rappresentata da il Matto, generoso ma non troppo, insolente ma a fin di bene, tanto colto e profondo come profondi sono i malati di mente, che tanto sanno, tanto vedono e tanto più di noi immaginano e capiscono la realtà e l’avvenire.
Questa pellicola evidenzia la trinità dei sentimenti che animano l’uomo e che uno ad uno si sviluppano più su di un individuo piuttosto che un altro e così via fino a formare un’umanità fatta di Buoni, di Cattivi e di Pazzi, un’umanità tripartita. Un triangolo umano.
“Ogni triangolo ha un suo profumo spirituale. Paragonato ad altre forme questo profumo si differenzia, acquista delle sfumature, ma rimane fondamentalmente immutabile, come il profumo della rosa che non si può confondere con quello della mammola.” (Michele Emmer)
di (Giulia Betti)