Il regista di “Will Hunting – Genio ribelle” torna a lavorare insieme a Matt Damon in “Promised Land”, film di riflessione sul tema dell’ambientalismo. Gus Van Sant si lancia in una denuncia sulla pratica del fracking, una tecnica di estrazione di gas naturali e petrolio utilizzata per la prima volta in America nel 1947.
Il protagonista della storia è Steve Butler (Matt Damon), un affermato uomo in carriera ed abile negoziatore della Gobal, potente società da nove miliardi di dollari di fatturato che si occupa dell’estrazione di gas. Butler è stato mandato insieme alla collega Sue Thomason (Frances McDorman) a McKinley, piccola cittadina agricola di provincia, col compito di convincere i contadini del posto, afflitti per la crisi economica, a vendere i loro possedimenti terrieri e consentire così alla Global di trivellare la terra e ricavarne gas naturali. I due colleghi vendono agli abitanti del luogo l’unica possibilità di sopravvivenza e senza molta fatica convincono i cittadini a vendere grazie all’offerta di una grossa somma di denaro. Troppo semplice per sembrare vero. E infatti l’affare si complica con l’ingresso in scena di Dustin Noble (John Krasinski), un testardo ambientalista che informa i cittadini sui gravi danni che il procedimento del fracking crea alla terra. L’uomo cambierà così improvvisamente le sorti degli abitanti della cittadina, mostrando l’altra faccia di quello che apparentemente sembrava essere un grosso affare per il benessere di ognuno di loro e del paese stesso. Si instaura nel frattempo il dubbio all’interno del racconto e soprattutto nella mente dello stesso protagonista, che ricordando le sue origini di umile agricoltore avverte uno sdoppiamento dentro di sé, lasciano spazio anche ai sentimenti.
“Promised land” ha il compito principale di informare il popolo su una grande realtà tenuta segreta per agevolare un business che arricchisce economicamente, ma allo stesso tempo impoverisce la nostra ricchezza più grande: la terra.
Questo avrebbe dovuto essere il film d’esordio dietro la macchina da presa di Matt Damon, che invece è stato l’autore della sceneggiatura insieme al collega John Krasinski, lasciando il ruolo di regista all’amico Van Sant, il quale in passato già lo aveva diretto nel celebre “Will Hunting – Genio Ribelle”, film che ha fatto guadagnare l’Oscar a Damon per la miglior sceneggiatura insieme allo storico amico Ben Affleck, entrambi all’epoca appena ventenni.
(di Hilary Tiscione)