L’Attila di Giuseppe Verdi apre la stagione del Teatro alla Scala

Giuseppe Verdi

Il Teatro alla Scala celebra Giuseppe Verdi

Il Teatro alla Scala apre la Stagione 2018/2019 con un omaggio al compositore più rappresentativo del panorama italiano, Giuseppe Verdi. Il 7 dicembre, data iconica di inaugurazione e festa patronale, andrà in scena Attila, nona opera di Giuseppe Verdi con libretto di Temistocle Solera. La direzione è stata affidata a Riccardo Chailly.

Chailly con questo spettacolo non solo festeggia i suoi 40 anni di attività, ma si conferma anche come maggior custode delle opere verdiane. Davide Livermore si occuperà dell’allestimento, insieme alla squadra di Giò Forma per le scene. Il tutto arricchito dai video di d-Wok, dalle luci di Antonio Castro e dai meravigliosi costumi di Gianluca Falaschi. Come interprete di questo personaggio complesso, la scelta è ricaduta su Ildar Abdrazavok, che calcherà il palco del 7 dicembre per il terzo anno consecutivo.

L’opera firmata Giuseppe Verdi

Attila andò in scena per la prima volta nel 1846 al Teatro la Fenice di Venezia, con poche aspettative da parte dei critici. Nonostante tutto, il pubblico la consacra come una delle migliori opere di Giuseppe Verdi. Tratto dalla tragedia “Attila, Konig der Hunnen” (1809) di Zacharias Werner. Il libretto dell’opera presenta una versione semplificata del dramma, senza però eliminare la contraddizione fra la crudeltà e l’integrità di Attila.

Contraddizione che lo rende un personaggio degno di rispetto e visto positivamente. Intensa la figura di Odabella, figlia del signore di Aquileia, che decide di rinunciare alla sua libertà e al suo amore per vendicare la famiglia. A tratti ambigua invece la figura di Ezio, generale romano, che cercherà per tutta la tragedia il compromesso.

Giuseppe Verdi: il libretto e l’importanza dell’opera

Interessante è analizzare le penne che si sono alternate nella stesura del libretto, fenomeno che denota quanto Giuseppe Verdi tenesse a questa particolare opera. Inizialmente il libretto venne affidato a Francesco Maria Piave, e poi a Temistocle Solera. Solera però, non solo non riuscì a soddisfare il Maestro, ma tardò anche la consegna della versione definitiva a causa del trasferimento a Madrid. Giuseppe Verdi decise quindi di richiamare Piave, che rivide i versi e scrisse interamente l’ultimo atto.

La novità

Il coinvolgimento così sentito del Maestro, non solo nei componimenti ma anche e soprattutto nell’allestimento, fa capire come quest’opera si sia guadagnata l’appellativo di novità. Giuseppe Verdi indicò personalmente l’inserimento di particolari effetti di luce in corrispondenza della scena della tempesta e del sorgere del sole alla fine del Prologo.

Giuseppe Verdi decise inoltre di sviluppare con grande attenzione le scene di massa, cercando di trovare soluzioni scenografiche diverse per rendere più spettacolare la tragedia. Una scelta che Livermore rispetterà appieno in questa rappresentazione, accogliendo il volere del Maestro.

Giuseppe Verdi è figlio del suo tempo, e il più grande interprete di esso. È riuscito a rendere ogni sua opera un viaggio, in terre e tempi lontani, che però ancora oggi ci sembrano vicini. Il teatro milanese non poteva fare scelta più saggia per l’apertura di questa grande stagione lirica, che si preannuncia spettacolare come l’opera che andrà in scena.

 

di Eleonora Valente

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