L’incredibile storia dell’Isola delle rose
Il sogno di Giorgio Rosa: ciò che sembra utopia diventa realtà
Il film L’incredibile storia dell’Isola delle rose, diretto da Sydney Sibilia e distribuito da Netflix, rappresenta un vero e proprio inno alla capacità di sognare e di dare forma ai propri sogni, non importa quanto questi sembrano irrealizzabili. La storia vera messa in scena da Sibilia – grazie all’aiuto dell’incredibile sceneggiatrice Francesca Manieri e del produttore Matteo Rovere – sarà disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 9 dicembre.
Il film, basato su fatti realmente accaduti, è in grado di raccontare una favola sempre in pericolo di trasformarsi in incubo, rimanendo comunque in tema con l’epoca di ribellione giovanile del ‘68, epoca nel quale Giorgio Rosa fondò L’isola delle Rose.
Libertà e ribellione: come un gruppo di improbabili compagni di avventura sconvolse l’Italia
Giorgio Rosa, interpretato da Elio Germano, è un ingegnere di talento incompreso, la cui vita è andata a rotoli: è stato licenziato dal lavoro, i genitori non vogliono più saperne di lui e l’amore della sua vita lo ha lasciato dopo che per colpa sua sono stati arrestati entrambi. Stufo delle regole e delle convenzioni imposte dall’Italia di fine anni ‘60, decide di intraprendere un’impresa che sembra impossibile: costruire un’isola in mezzo al mare dove potrà vivere secondo le sue regole.
Intorno a lui gravita un gruppetto di improbabili compagni d’avventura: un disertore tedesco, una 19enne incinta, un naufrago, un amico di sempre. Insieme scopriranno come cercare di cambiare le regole sia difficile, ma indubbiamente divertente. Il film diventa quindi l’emblema della ribellione sessantottina, simbolo della lotta contro l’omologazione e il rifiuto di seguire delle regole troppo legate al passato.
Tra finzione e realtà: la vera storia dell’Isola delle Rose
Giorgio Rosa costruì la piattaforma artificiale a circa 11000 chilometri dalle coste di Rimini, autoproclamandola Stato Indipendente nel 1° maggio 1968; essa fu di fatto una micronazione.
Egli scelse come lingua ufficiale l’esperanto, una lingua artificiale il cui scopo è quello di creare comprensione e pace tra i popoli con una seconda lingua semplice, ma espressiva, appartenente all’umanità e non a un popolo. Oltre ad una lingua, l’Isola aveva anche una propria moneta, un governo e un’emissione postale.
Nonostante questo non fu mai riconosciuta formalmente da alcun paese e successivamente, nel 26 giugno dello stesso anno, venne sottoposta a blocco navale dalle forze di polizia italiane, in quanto considerata come tentativo di urbanizzazione del mare. L’Isola fu definitivamente demolita nel febbraio 1969. Si ritiene che il termine Rozoj (in italiano rose) venne mutuato dal cognome di Giorgio Rosa, progettista e costruttore della piattaforma artificiale, nonché ideatore ed ispiratore dell’entità statale, oltre che dalla sua volontà di «veder fiorire le rose sul mare».
Il film narra quindi un’utopica realtà, un grande controsenso che rende bene l’idea della storia raccontata, senza però mettere all’oscuro la grande forza d’animo dei protagonisti e la loro speranza. Perché nonostante i sogni sembra possano rimanere solo desideri, non significa che questi non si possano realizzare, indipendentemente da come andrà a finire.
di Cristina Camporese