I giovani girovaghi di Guadagnino
Luca Guadagnino torna a raccontarci il desiderio. Questa volta sceglie una comune storia d’amore tra un ragazzo e una ragazza. Comune se non fosse per il fatto che i due protagonisti in questione condividono una condizione borderline per la nostra civiltà: sono governati da un impulso cannibalistico primario per loro non aggirabile.
Guadagnino conferma ancora di più la propria voglia di raccontare personaggi tormentati, “incompresi” e allo stesso tempo incredibilmente desideranti. Ma ciò che ci colpisce ancora una volta è la nostra stessa ambivalenza nei confronti del film: rallentamento nel coinvolgimento e al contempo attrazione. Da una parte il realismo di Guadagnino ci rende difficile entrare in empatia con personaggi così distanti da noi, dall’altra c’è sempre qualcosa nei suoi protagonisti che ce li fa amare.
I personaggi sembrano non entrare mai del tutto nell’intreccio, è come se tenessero sempre uno sguardo fuori, alla ricerca di risposte. Ecco perché Guadagnino, in ogni suo film, ama sempre fermare o rallentare la telecamera nei momenti di massima tensione dello sguardo, quasi come volesse immortalare quegli sguardi fugaci.
Il paesaggista Guadagnino
Allo stesso modo ama filmare il rapporto tra personaggio e paesaggio. Quest’ultimo appare in tutta la sua staticità e silenzio, rispetto a un mondo umano fatto di parole, da esso sempre devianti, sempre in espressione e alla ricerca di colmare un vuoto. Per questo il regista di “Chiamami col tuo nome” considera la luce una componente fondamentale dei suoi film, tutto è liscio come aleggiasse nell’aria, anche e soprattutto le cose pesanti, crude e corporee.
In questo film colpisce la scelta di inquadrare insistentemente dettagli in silenzio di interni ed esterni, intervallati ai rumorosi vissuti dei personaggi, in particolare nel finale. Sono proprio i dettagli che i protagonisti di “Bones and all” non capiscono, o per i quali non li capiamo. L’amore che li coinvolge è in grado di abbracciare tutto, è un desiderio infinito che non ha confini. Quando guarderete il film capirete perché.
Niente paura per il cannibalismo, è solo un film, il coraggio dell’autore non sta tanto nel tema affrontato, quanto nella personalità con cui lo narra e nell’intensa interpretazione degli attori. Uscirete dalla sala un po’ smarriti ma di sicuro inebriati. Baudelaire diceva “ubriacatevi di vino, poesia” e… cinema, aggiunge Luca, presentandosi a Venezia con la camicia in onore di Bertolucci.