Il cinema di Almodóvar inaugura un’edizione del Festival fatta anche di politica
Pedro Almodóvar apre la 78esima Mostra del Cinema di Venezia con il suo Madres Paralelas, un melodramma intenso dedicato all’importanza delle proprie origini oltre che alla maternità come momento in cui si compie la Storia.
Penelope Cruz, indiscussa musa del regista, illumina lo schermo per le due ore di durata del film, accompagnata da Aitana Sanchez-Gijon, Milena Smit e dall’immancabile Rossy de Palma.
Il film è in concorso per il Leone d’Oro dopo il grande successo di critica e di pubblico di Dolor y Gloria, presentato lo scorso anno al Festival di Cannes per il quale Antonio Banderas, nel ruolo di protagonista, ha vinto il premio alla miglior interpretazione.
La trama
Janis, la Cruz, è una fotografa di Madrid alla disperata ricerca di giustizia perché venga trovata la fossa in cui il suo bisnonno è stato gettato nel corso della Guerra Civile Spagnola senza ottenere degna sepoltura. Conosce Arturo, antropologo specializzato in archeologia, con il quale intraprende una relazione e dal quale aspetta poi una figlia.
Il film si dedica dunque nella sezione centrale alla maternità di Janis e a quella di Ana, giovane ragazza con la quale la Cruz condivide i momenti prima e dopo il parto. Le vite delle due donne saranno per sempre intrecciate tra loro, nonostante il titolo faccia presagire il contrario.
La pellicola ha una struttura circolare, come all’inizio così alla fine il tema torna ad essere la famiglia di Janis, il bisnonno e la storia della Spagna durante la Seconda Guerra Mondiale.
Perché andare a vederlo
Almodóvar firma una storia gradevole e ben orchestrata. Nonostante la suspence non arrivi mai ad un culmine, il film è tutt’altro che banale. Prima dei titoli di coda si legge una frase dell’intellettuale latinoamericano del Novecento, Eduardo Galeano, che recita: “Alla fine è la voce umana a risanare, perché la Storia non si può zittire”. Ed è vero, la Storia non si può zittire. Quello che il regista spagnolo ci insegna però è che la Storia non si deve zittire, e Pedro Almodóvar per fortuna continua a parlare.
di Ludovica Ungari