“And all the roads we have to walk along are winding, and all the lights that lead us there are blinding…”. Così, con il suo intro di chitarra, Wonderwall – iconico pezzo degli Oasis – entra come pietra miliare del rock preannunciando, forse, quella che sarebbe stata la carriera di una Band simbolo della musica Pop degli anni Novanta, che come una stella cadente ha segnato un’epoca toccando l’apice del successo e lasciando poi brancolare la sua scia luminosa nel buio dell’ascesa.
Il 18 marzo 1994 gli Oasis facevano la loro prima apparizione in tv nel programma The Word. Due anni più tardi arrivava il famoso concerto del 10 agosto 1996, in cui duecentocinquantamila persone si radunarono a Knebworth Park per dare vita al più grande evento inglese della storia della musica. A vent’anni di distanza, arriva nei cinema il film documentario ideato da Mat Whitecross, realizzato dalla Mint Pictures e distribuito da Lucky Red, “Oasis Supersonic”, che celebra i fratelli Liam e Noel Gallagher raccontando l’ascesa e il folgorante successo che gli Oasis raggiunsero a metà degli anni Novanta. La Band passò dal povero sobborgo Burnage di Manchester al successo mondiale in pochi anni, ed ecco poi l’inevitabile declino. Quest’ultimo aspetto non verrà affrontato nel film, che si concentrerà piuttosto sulle origini e l’ascesa della Band dei fratelli Gallagher.
La pellicola vuole infatti trattare il rapporto tormentato tra Liam, il Frontman, e Noel, il chitarrista Autore e Leader carismatico del quintetto. Quel che rende speciale il gruppo, e cioè il rapporto tra i fratelli, è anche ciò che lo distrugge; “sesso, droga e rock’n’roll” non è mai stato più esemplificativo.
In un susseguirsi di spettacolari immagini di repertorio oppure private, nuove interviste audio e persino scene animate, il documentario racconta e lascia raccontare ai protagonisti di quegli anni (con voce off a commento delle immagini) l’ascesa e il grande successo che gli Oasis ebbero all’inizio della loro carriera. I fratelli Gallagher sono protagonisti assoluti, narratori (tramite interviste separate) e produttori esecutivi. Aggiungono quell’humor che rende il film meravigliosamente lieve e spassoso, senza tralasciare la loro buona dose d’arroganza inglese: “Best band on the planet: it’s a fact”, esclama a un certo punto Liam con la sua sfacciata sicurezza.
E poi pagine personali, il racconto della mamma Peggy, la fuga dal padre manesco, le botte ricevute da Noel, che lo spinsero a rifugiarsi nel suo mondo fatto di accordi di chitarra. Il film ci catapulta in quegli anni, in un periodo che non può essere compreso se non è stato vissuto, fatto di eccessi, follie, momenti divertenti e irriverenti, così come lo erano i due protagonisti.
In Oasis Supersonic aleggia una sorta di malinconia, enfatizzata dalle immagini che scorrono a ritmo veloce-adagio in un’alternanza di momenti che racchiudono l’apice del successo per gli Oasis, ma forse anche la fine dell’anima reale della Band, che varca il punto di non ritorno quando si trasforma in un prodotto nelle mani dell’industria discografica.
Pochi anni più tardi ci sarebbe stato l’avvento di Internet, i concerti registrati sullo smartphone e la perdita della magia autentica dell’acustico live. E con questa riflessione sui titoli di coda, a chiudere il film, la musica di The Masterplan. Il montaggio di Oasis Supersonic è stato curato da Paul Monaghan.
Il docu-film sarà trasmesso in Italia per tre giornate evento il 7, 8 e 9 Novembre 2016. Per maggiori informazioni, vi consigliamo di visitare il sito ufficiale: www.oasisalcinema.it.
di Isabella Civico