Un one man show che induce a una profonda riflessione culturale e irriverente cabaret che conduce ad una riflessione sulle figure cattive del celebre drammaturgo inglese. Shakespeare’s Villains, commedia interpretata da Steven Berkoff, racconta prioprio questo: il filo sottile che unisce le figure di Otello, Riccardo III, Macbeth, Il mercante di Venezia, Amleto e Coriolano, concludendosi, per contrasto, con lo scenario fiabesco di Una notte di mezza estate. Il magistrale attore padroneggia lo spazio circolare del Piccolo Teatro Studio di Milano con i suoi monologhi arguti e con la maestria che cinquant’anni di recitazione insegnano. Come un torero attira ogni personaggio shakesperiano, lo beffeggia e lo riduce in fin di vita.
Perciò il povero Lord Macbeth viene presentato come succube della moglie e Amleto si trasforma senza batter ciglio da bravo ragazzo in assassino. Sovente Berkoff si rivolge al suo pubblico, con dissacranti domande: serve essere vergini per interpretare Giulietta? Riccardo III conosce altre battute oltre a “tagliategli la testa”? L’attore si muove vestito di nero in uno spazio privo di scenografia abbellito solo da piccoli cambiamenti delle luci di scena; sa però moltiplicarsi e diventare, nella camera immaginaria della regina di Danimarca, un altezzoso Amleto, un preoccupato Polonio e una Gertrude dalle urla acute. Il pubblico accoglie con soddisfazione lo spirito inglese del mattatore e ride alle numerose battute e alle imitazioni condite da anni di scuola di mimo. Berkoff sottolinea che ciò che conta è saper catturare l’immaginario dello spettatore, e in questo Shakespeare era geniale: perchè se l’amore fa battere il cuore, la paura lo fa battere ancora di più.
Marta Falcon