Ultimo dei film italiani presentati a Venezia, venerdì 7 settembre è stato il giorno di Una storia senza nome, una commedia tinta di giallo che ci tiene nascosta la soluzione fino alla fine, giocando su più binari narrativi paralleli che corrono tra mistero, comico e drammatico. Opera del regista palermitano Roberto Andò, il punto di partenza su cui si innesta la narrazione è un fatto di cronaca realmente accaduto: il caso tuttora irrisolto del furto della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi di Caravaggio, avvenuto nella notte del 17 ottobre del 1969 a Palermo, nell’oratorio di San Lorenzo. Come già in altri suoi film, quindi, Andò utilizza la realtà della sua Sicilia per mescolarla poi all’invenzione cinematografica.
Il personaggio centrale è Valeria (Micaela Ramazzotti), la segretaria e anche ghostwriter di uno sceneggiatore di successo, Alessandro Pes (Alessandro Gassmann), per il quale scrive in incognito i soggetti da ormai dieci anni poiché innamorata segretamente di lui. Un giorno, un misterioso sconosciuto (Renato Carpentieri), poi rivelatosi un poliziotto in pensione (e di seguito anche qualcos’altro), le regala una trama per un nuovo film, dal titolo “Una storia senza nome”. Così come lo stesso film di Andò con cui condivide il titolo, il soggetto riporta a galla la vicenda del furto del Caravaggio, adducendo dettagli utili alla risoluzione e al ritrovamento del quadro. Ma proprio per questo Valeria e Alessandro si troveranno coinvolti in un meccanismo pericoloso, dove gli interessi di potere coinvolti e la criminalità organizzata cercheranno di insabbiare l’accaduto.
Nonostante l’argomento, la leggerezza è il tono che contraddistingue in modo naturale dall’inizio alla fine Una storia senza nome, grazie al veloce ritmo delle azioni e ai cambi di scena, ma soprattutto all’intraprendenza dei personaggi. Alessandro Gassmann recita in modo convincente la parte dell’uomo di successo, simpatico e dongiovanni; Micaela Ramazzotti qui è in grado di trasformarsi, sia fisicamente che nel comportamento, da timida segretaria a investigatrice capace di tutto e pronta a correre ogni rischio per difendere la vita e reputazione di Alessandro. Del cast fa parte anche Laura Morante, nel ruolo di Amalia, la madre di Valeria; il suo supporto alla figlia e il suo aiuto appaiono rassicuranti e determinanti per lo svolgimento delle avventure nel corso del film.
E il finale inaspettato lascia tutti sorpresi: nell’ennesimo gioco divertente di questa commedia, realtà e finzione si confondono grazie al mezzo cinematografico, lasciando negli spettatori il dubbio della veridicità di tutto quello che hanno visto fino a quel momento. D’altra parte, il vero protagonista del film è proprio il Cinema, nelle vesti di una sceneggiatura misteriosa attorno alla quale si snodano tutte le vicende e che alla fine attraverso una circolarità del tempo ci riporta di nuovo al punto di partenza. Nel complesso Una storia senza nome, in uscita nelle sale dal 20 settembre, è un film leggero e godibile, in grado di farci sorridere ma anche di riflettere su quanto complessi siano i meccanismi di potere che regolano i casi di reato laddove la posta in gioco sia molto alta.
di Eleonora Drago