In un giorno del 1977, la giovane Susie Bannion (Dakota Johnson) arriva in una piovosa Berlino dominata dalle severe e quasi spettrali architetture, e dalla presenza costante e incombente del muro nel pieno degli anni del terrorismo. Per amore della danza, la timida ma determinata Susie lascia le vaste campagne dell’Ohio – viste attraverso brevi flashback, non possiamo non sentirne la distanza abissale con la cementificazione di Berlino – per entrare nella celebre compagnia di ballo Markos Tanz Company, guidata dalla carismatica e figura di Madame Vera Blanc (una straordinaria Tilda Swinton).
Se da un lato il suo talento le fa guadagnare la stima dell’insegnante e il ruolo da prima danzatrice, dall’altro ben presto Susie si rende conto delle strane sparizioni e dei misteri inquietanti che avvengono nella scuola. La scomparsa di una delle allieve, Patricia (Chloë Grace Moretz) è solo il primo avvenimento di una lunga serie che in un crescendo di crudo realismo ci trasporta nel vivo della storia e ci tiene sempre più incollati allo schermo, come già aveva fatto nel 1977 Dario Argento nella sua prima versione del film Suspiria.
Nel remake di Guadagnino, però, non c’è solo l’horror: le scene in cui trovano spazio la paura e la violenza fisica sono alternate in modo attento all’introspezione dei personaggi, rappresentati qui attraverso un approfondimento psicologico e sottile che contribuisce a renderne evidente l’enigma e la duplicità d’animo. Una delle caratteristiche più apprezzate di questo film è poi anche uno dei marchi di fabbrica del regista Luca Guadagnino, conosciuto già per la sensibilità verso i dettagli e la fotografia delle sue scene (Io sono l’Amore, A Bigger Splash, Chiamami col tuo nome): in questi, così come in Suspiria, il punto di vista della cinepresa indugia sui particolari degli oggetti di scena e sulle ambientazioni accurate, dove i colori predominanti e le tonalità di luce si accordano in maniera efficace, e di volta in volta, con lo stato d’animo dei personaggi e, per riflesso, con quello degli spettatori.
Visioni che in Suspiria sono accompagnate e amplificate dalla altrettanto efficace e potente colonna sonora, composta dal leader dei Radiohead, Thom Yorke. L’acustica inconfondibile delle musiche nel film penetra e colpisce i nostri sensi al pari delle immagini: dopo aver visto Suspiria, insomma, sarà ben difficile dimenticarsene.
di Eleonora Drago