Oggi, 17 ottobre, è arrivato nelle sale italiane “The Apprentice – Alle Origini di Trump”, diretto da Ali Abbasi. La pellicola racconta gli anni giovanili di Donald Trump, esplorando il suo apprendistato sotto la guida dell’avvocato Roy Cohn, interpretato da Jeremy Strong.
Un flop annunciato?
Prima ancora della sua uscita, il film aveva già sollevato polemiche, soprattutto da parte dello stesso Trump, che lo ha definito “falso e privo di classe”, accusandolo di essere un attacco politico alla vigilia delle elezioni. Le previsioni di Trump sembrano corrette: il film ha debuttato con soli 1,6 milioni di dollari al box office nordamericano, un decimo del budget di produzione.
La trama e le interpretazioni dei protagonisti
La trama si concentra sull’ambizione del giovane Trump, interpretato da Sebastian Stan, di diventare il re dell’immobiliare di New York. L’incontro con Cohn segna il punto di svolta: l’avvocato gli insegna le regole fondamentali per il successo, basate su negazione, attacco e mancanza di scrupoli. Con il tempo, l’allievo supera il maestro, diventando ancora più spietato. Stan, per prepararsi al ruolo, ha ascoltato incessantemente registrazioni di Trump e osservato i suoi atteggiamenti pubblici, cercando di catturare il modo in cui si muoveva e parlava negli anni ’80. Nel cast anche Maria Bakalova nel ruolo di Ivana Trump.
Le accuse e la difesa del regista
Trump e il suo team hanno minacciato azioni legali contro i creatori del film, accusandoli di diffamazione. In particolare, hanno criticato una scena che fa riferimento a un’accusa di violenza, successivamente smentita dalla stessa Ivana Trump. Nonostante le critiche, il regista Ali Abbasi ha difeso il suo lavoro, affermando che il film non è solo su Trump, ma su un sistema più ampio che premia il potere e il successo a scapito dell’etica. “The Apprentice” è, secondo Abbasi, un riflesso su come funziona la società americana.
Un fallimento o una lenta crescita? Il futuro è incerto
Presentato in anteprima al Festival di Cannes, “The Apprentice” ha ricevuto una standing ovation di otto minuti, con la critica che ha lodato le performance degli attori. Tuttavia, il pubblico ha reagito in modo più tiepido: mentre i detrattori di Trump non hanno trovato nulla di nuovo nel ritratto offerto dal film, i suoi sostenitori lo hanno evitato o boicottato apertamente. Variety ha descritto il flop come inevitabile, in un contesto di polarizzazione politica che ha reso difficile per il film raggiungere una vasta platea.
Nonostante i risultati deludenti al botteghino negli Stati Uniti, il distributore Tom Ortenberg resta ottimista. Secondo lui, “The Apprentice” potrebbe guadagnare terreno a livello internazionale, dove il pubblico potrebbe avere un approccio diverso.
Il Messaggio del film
Seppur etichettato come un film politico, “The Apprentice” mira a raccontare qualcosa di più profondo. Il film vuole riflettere su una società dove la verità è diventata relativa, dove vincere è l’unico obiettivo, anche a costo di corrodere i valori fondamentali. Un messaggio che spera di risuonare con il pubblico, invitando alla riflessione su cosa significhi davvero “vincere” e a quale prezzo.