A quattro anni da L’Expérience Blocher, Jean-Stéphane Bron torna nelle sale il 13 novembre, con un registro del tutto diverso; un documentario intenso, The Paris Opera, che racconta le vicende di una delle stagioni più complesse di sempre e mostra il funzionamento dell’immenso ingranaggio che è l’Operà, i suoi piccoli meccanismi e le sfide quotidiane.
Tra lirica e balletto, il palcoscenico prende vita sotto l’occhio vigile di Stéphane Lissner, direttore delegato dell’Operà dal 2012 al 2015, che si troverà a dover affrontare diversi imprevisti e choc esterni, tra cui interpreti inaspettati, riduzione dei finanziamenti pubblici, pressione per aumentare il numero degli spettacoli, incremento del pubblico, negoziazione con i sindacati per regolare gli scioperi.
Mentre la stagione progredisce, sempre più personaggi contribuiscono a sviluppare una commedia umana – a tratti ironica – posta però in un contesto tragico: siamo infatti nel 2015, in una Parigi assediata dagli attacchi terroristici. Lo spettatore partecipa alle prove de “I maestri cantori di Norimberga” (Richard Wagner) o del “Moses und Aron” (Arnold Schönberg), assiste alle riunioni in cui si discute dei piani di comunicazione, dei prezzi dei biglietti, incrocia membri del coro, truccatori o sarti.
Un documentario che Bron è riuscito a trasformare in metafora dell’esistenza umana svelandone la vita ordinaria che scorre. Ha cercato infatti di captare, dietro le quinte, quei momenti d’intimità che normalmente non si vogliono mostrare per paura che il sogno s’infranga, che il mito svanisca. Registra ogni singolo sospiro, ogni goccia di sudore, ogni parola sfuggita.
La sua attenzione si sposta dal ballerino all’assistente, dal direttore allo spazzino. Nessuno è escluso: vanno in scena soprani, baritoni, ballerini, direttori d’orchestra, macchinisti, operai; tutti sono indispensabili per tessere la trama. La macchina e lo spettacolo ne dipendono, e solo così la magia può compiersi.
di Arianna Ursano