Una storia che purtroppo non passerà mai di moda
“La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, ne dalla testa per essere superiore, ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta e accanto al cuore per essere amata.” William Shakespeare
Come può definirsi uomo quella bestia che picchia a sangue una donna, che le nega il rispetto, che la offende? Come può continuare a guardarla muoversi, sorridere, sapendo che l’ha fatta piangere e agonizzare a terra immobile? Come può resistere dal non uccidersi colui che ha goduto nell’ascoltare una donna supplicare pietà dopo ore di torture e sevizie? Come può non germogliare il seme della vendetta nel petto di chi scopre tutto questo? Come si può perdonare un maniaco stupratore omicida? Come si può rimproverare o giudicare chi ammazza questa bestia con le proprie mani senza passare per la giustizia? Come? Semplicemente non si può.
Un film magnifico seppur mediocremente costruito quello di Niels Arden Oplev, stilato sul primo capitolo della fortunatissima trilogia “Millennium” del giornalista svedese Stieg Larsson, informatissimo sui delitti più segreti compiuti dai nazionalsocialisti.
Siamo in Svezia, anno 2008, un giornalista di sinistra si ritrova incriminato per aver denunciato nel giornale per cui lavora, “Millennium”, i passi falsi di un potente industriale. Costretto ad attendere sei mesi prima di scontare la condanna in carcere, Mikael decide di dedicarsi ad un caso su richiesta di un vecchio industriale in fragili condizioni di salute, che pare non voglia lasciarsi morire senza aver scoperto l’assassino della sua adorata nipote scomparsa quaranta anni prima. Il giornalista, trasferitosi nel luogo del delitto viene presto aiutato nelle ricerche da una giovane Hacker, psicologicamente turbata fin da piccola per aver ucciso un uomo che maltrattava lei e sua madre. Lei stessa cova nel cuore un grande dolore e una sete di vendetta, alimentata dalle violenze sessuali subite da parte del suo tutore, ed è decisa a giustiziare gli assassini della ragazza scomparsa. I due riusciranno a scoprire ben altro, ugualmente crudo e disdicevole che li porterà a risolvere il caso nel quale l’antisemitismo pare aver avuto un ruolo molto più cospicuo di quanto si credesse.
“Uomini che odiano le donne” ci fa capire come l’omofobia sia una vera e propria malattia che può sfociare nella violenza più perversa. Il disprezzo per la donna raccontato in questo thriller si fa portavoce di tutta quella malvagità che nel passato, come nel presente, ha ucciso e torturato tante vittime innocenti, una carneficina mascherata da ideologia che ha annebbiato le menti dei lupi e distrutto le anime degli agnelli.
“Nessuno nasce odiando i propri simili a causa del sesso, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio.” Nelson Mandela
di (Giulia Betti)