La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2024 ha accolto con un mix di sorpresa e ammirazione Babygirl, l’ultimo lavoro della regista olandese Halina Reijn. Un thriller erotico che, attraverso la sapiente interpretazione di Nicole Kidman, si distacca dai cliché del genere per offrire una riflessione profonda e provocatoria sulle dinamiche di potere, il consenso e le aspettative sociali.
Nel cuore della narrazione troviamo Romy (Nicole Kidman), una potente CEO di una multinazionale tecnologica che vive una vita apparentemente perfetta al fianco del marito (Antonio Banderas) e delle sue due figlie. Tuttavia, l’arrivo di Samuel (Harris Dickinson), un enigmatico stagista, catalizza una trasformazione radicale nella sua esistenza. La tensione sessuale tra Romy e Samuel evolve in una relazione complessa, dove i confini del potere diventano fluidi e l’attrazione reciproca mette in discussione tutto ciò che Romy ha costruito.
Il film di Reijn si immerge nell’esplorazione delle pulsioni nascoste di Romy e del loro impatto sulla sua vita personale e professionale. Kidman offre una performance che esplora le contraddizioni e le tensioni interiori del suo personaggio con una profondità straordinaria, mostrando una vulnerabilità e una determinazione che rendono il suo ruolo tanto affascinante quanto inquietante.
Babygirl si distingue per la sua capacità di sovvertire le convenzioni del thriller erotico. Invece di limitarsi a un’esplorazione superficiale del sesso e del potere, il film utilizza questi elementi come strumenti per indagare temi più ampi come il consenso e le aspettative sociali. Reijn gioca con gli stilemi del thriller degli anni ’80 e ’90, aggiornandoli e invertendo i ruoli tradizionali per creare un’opera che sfida le aspettative del pubblico.
Il film si apre con un’inquietante scena di sesso tra Romy e il marito, che subito stabilisce il tono di un erotismo che, ben presto, si trasforma in un terreno fertile per una riflessione più profonda. La scelta di una narrazione che sembra inizialmente aderire ai canoni del thriller erotico per poi virare verso toni grotteschi è un audace colpo di scena che sfida la percezione del pubblico e reinventa il genere.
Babygirl è un film che non si accontenta di esplorare il sesso fine a se stesso, ma lo utilizza come una lente attraverso cui esaminare le dinamiche di potere e la natura del consenso. Reijn mette in discussione le convenzioni sociali e il ruolo delle donne in posizioni di potere, sottolineando come la sessualità possa essere sia una forma di espressione personale che uno strumento di manipolazione.
L’aspetto grottesco del film, sebbene possa apparire esagerato in alcuni momenti, contribuisce a un’interpretazione più ampia e riflessiva della relazione tra Romy e Samuel. La scelta di inserire elementi comici e ironici, sebbene possa sembrare fuorviante, serve a enfatizzare la critica alla sacralizzazione del sesso e alla sua rappresentazione nel cinema.
Babygirl di Halina Reijn è una proposta cinematografica audace e stratificata che, attraverso una narrativa provocatoria e un cast di eccezione, rimette in discussione i limiti del thriller erotico. Nicole Kidman, Harris Dickinson e Antonio Banderas offrono interpretazioni che arricchiscono un film che, sebbene possa sembrare superficiale in alcuni tratti, è in realtà un potente veicolo per una riflessione profonda sulle relazioni umane e le dinamiche di potere.
Con la sua capacità di mescolare l’erotismo con una critica sociale incisiva, Babygirl si impone come uno dei film più innovativi e interessanti dell’ottantunesima Mostra di Venezia, confermando Halina Reijn come una voce originale e provocatoria nel panorama cinematografico contemporaneo.