Zio Vanja
Zio Vanja è un dramma russo di Anton Čechov risalente all’autunno del 1896 ma che vide il suo debutto ufficiale nel 1899 al Teatro d’arte di Mosca. È considerata una delle opere più importanti del drammaturgo, che riteneva l’opera una commedia più che un dramma. Zio Vanja è la rappresentazione delle grandi illusioni, di percorsi iniziati e mai finiti, della noia, anticamera della depressione, considerata erroneamente spazio per la creatività. Zio Vanja mette in scena le maschere della paura, quelle che indossiamo senza accorgercene, che ci paralizzano e ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi. Zio Vanja è, essenzialmente, la rappresentazione della vita. Una vita che il regista Roberto Valerio ha deciso di mettere in scena molto bene, in modo energico e movimentato.
Sulla scena, in primo piano, una vecchia credenza e un tavolo, elementi che rimandano alla quotidianità della vita di campagna. Sullo sfondo appaiono elementi che richiamano la dimensione onirica o infantile. I personaggi che si muovono davanti al pubblico non sono eroi ed eroine, sono persone comuni, immerse nel flusso della vita, con i quali è facile immedesimarsi. Possiamo essere noi: anime smarrite con passioni, slanci e delusioni. Ogni personaggio insegue i propri pensieri, le proprie aspirazioni, sogni e sofferenze con un desiderio di riscatto, di rivincita e rinascita che risulta impossibile da ottenere.
I personaggi sono incapaci di agire, immobilizzati in uno slancio d’azione che non si tramuta mai in una concreta realizzazione. In questo clima di potenzialità irrealizzabili, l’alcool amplifica le illusioni aprendo varchi di finta soddisfazione; “quando non c’è vita vera, si vive di miraggi”, dice, ad un certo punto, zio Vanja. Lo stesso regista, Roberto Valerio, afferma che “è un’opera delle occasioni mancate, della rinuncia, basata su un vero e proprio meccanismo di inerzia”. Zio Vanja è una messinscena che oscilla tra realismo e onirico, tra dramma e commedia, tra risate e pianti, tra malinconie cecoviane ed energia pura. Uno spettacolo dove le immagini, i suoni e la recitazione si compenetrano per rappresentare la tragicommedia della vita.
L’opera è una produzione Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana. Vede la partecipazione di Pietro Bontempo, Mimosa Campironi, Giuseppe Cederna, Vanessa Gravina, Massimo Grigò, Alberto Mancioppi, Elisabetta Piccolomini. Andrà in scena al Teatro Franco Parenti di Milano, dal 22 al 27 marzo.