Un tripudio di maestria artigianale marocchina
Gli appassionati di hotellerie e di viaggi dove si respira magia, cultura e storia sin dalle prime ore del mattino, conoscono bene questo tempio del lusso, La Mamounia. Un luogo unico su cui aleggia una leggenda capace di smuovere anche gli animi più algidi.
La Mamounia è un luogo leggendario che affonda le sue radici nel Marocco degli inizi dell’Ottocento, quando Re Sidi Mohammed Ben Abdellah decise di omaggiare i suoi figli appena convolati a nozze con una magione fuori dalla Kasbah, dedicando a ognuno un giardino. Tra tutti, il più famoso è stato quello di Mamoun, il principe più mondano tra i fratelli; amante della bella vita, era solito organizzare maestose feste all’aperto. Da qui il nome La Mamounia, che diede vita a questa leggenda, divenuta realtà grazie al progetto del duo di architetti León Henri Prost e Antoine Marchisio.
La Mamounia, per il suo fascino e per la sua storia, è stato da sempre buen retiro di registi, statisti, attori del calibro di Alain Delon, Sharon Stone, Francis Ford Coppola, Marcello Mastroianni, sino a Winston Churchill, che amava definirlo il luogo più incantevole del mondo, tanto da ritrarre il meraviglioso paradiso esotico dell’Hotel in ogni suo dipinto.
La struttura
Situato nel cuore della città imperiale Marrakech, La Mamounia è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi della zona. L’hotel si sviluppa su una superficie di otto ettari, il cui giardino ricco di ulivi secolari, palme, alberi di agrumi, fichi, bougainville e cactus teletrasporta il visitatore in una dimensione ultraterrena, in grado di allontanare ogni forma di stress. Nell’oasi della tranquillità il relax è favorito in ogni angolo, pur trovandosi poco distante dalla caotica Medina e dalla piazza principale Jamaa el Fna.
La Mamounia dispone di 135 stanze arredate in stile magrebino, 71 suites e 3 riad, ideali per chiunque desideri assaporare la vera vita araba; e non è difficile capire perché è stato considerato un tripudio di maestria artigianale marocchina. Al suo interno, questa celebre struttura ospita anche una biblioteca, un orto dove vengono coltivate spezie e verdure per i ristoranti, due piscine, una sala fitness, quattro ristoranti e cinque bar.
I Maâlem, ovvero gli artigiani del luogo, hanno realizzato con estrema cura ogni dettaglio: i soffitti Tataoui sono una fusione tra l’arte berbera dedita alle decorazioni tradizionali e l’architettura seguace dello stile arabo-andaluso; l’hammam che si trova nella spa di 2500 mq è rivestito con l’originale intonaco marocchino Tadelakt, tipico dei Ryad più lussuosi. La pavimentazione realizzata con le mattonelle Bejmat, proveniente dalla città di Fez, sono complementari a materiali di alto prestigio come le piastrelle verdi Quermoud, di solito usate per le moschee; mentre in questo caso sono i tetti a godere di questo prezioso rivestimento.
Passeggiando tra gli spazi interni de La Mamounia si rivive la storia del Marocco degli anni passati; legni intarsiati, mosaici e marmi si rincorrono come fossero note musicali. Nulla stona. L’amore per la tradizione si percepisce anche tra le opere degli illustri artisti marocchini (e non solo) che occupano le zone, come la famosa statua realizzata dal celebre scultore franco-algerino Rachid Khimoune, “The Moroccan”, o che arricchiscono le pareti, come i dipinti di Meki Megara.
Last but not least: tutti i tessuti presenti nell’hotel sono impregnati da una fragranza di uno dei sette nasi più famosi al mondo, Olivia Giacometti, la quale ha appositamente pensato a un profumo in grado di unire le note agrumate del cedro e del limone a sentori di legno berbero e menta, per rimanere in tema.
Il restyling a cinque stelle del tempio da mille e una notte
La “Grande Dame”, altro nome con cui è conosciuto l’iconico hotel La Mamounia di Marrakech, ha voluto aggiungere un tocco di modernità arricchendo così il fascino di questo luogo incantevole. Sotto la cura dello Studio Jouin Manku, in collaborazione con Cassina Custom Interiors, sono state apportate delle modifiche per dare più dinamismo agli ambienti e creare nuovi spazi adibiti alla convivialità, in particolare per la proposta di food and beverage.
Tra le novità, la creazione del Salon de thé by Pierre Hermé, un luogo tipicamente marocchino dove ci si può rilassare sorseggiando un tè su comodi divani rivestiti in pelle, sotto la tiepida luce di un lampadario in vetro, vero protagonista della sala. Lo stesso Hermé, maitre patissier di fama internazionale, guida anche il Bar Italien, dove propone una cucina francese rivisitata e coccola i palati degli ospiti de Le Pavillon de la Piscina.
Il restyling ha fatto sì che due culture, quella asiatica di uno degli chef più blasonati al mondo, Jean Georges Vongerichten, e il Ristorante Italiano, abbiano stretto un sodalizio capace di far perdere la testa. I luoghi dedicati alle feste, quali il Churchill Bar e il Moroccan Restaurant, sono diventati rispettivamente un luogo intimo il primo, con la possibilità di degustare un caviale creato ad hoc per l’hotel, e una zona lounge con resident DJ il secondo.
Gli amanti del vino non possono sfuggire al nuovo concept, unico nel suo genere, pensato per la Oenotheque: un tavolo in pietra lavica e pietra circondato da poltrone e duemila bottiglie di vini prestigiosi.
Nonostante questo restyling, che ha dato una nuova immagine a La Mamounia, entrando nella struttura si percepisce una sensazione di pace, come se il tempo volesse prendere il sopravvento sull’uomo e gli suggerisca di godersi la vita con una maggiore spensieratezza.
di Agnese Pasquinelli