Estate. Se vogliamo parlare di lussuria, questo è il centro.
Dopo mesi e mesi di giacche, cappotti, maglioni e pantaloni anti-freddo, ora il corpo si scopre e noi scopriamo lui.
I vestiti lievi, la biancheria che occhieggia maliziosa, le nudità della nostra stessa pelle (e anche di quella altrui, se è il caso…) stimolano tutti i nostri sensi: vista, olfatto, tatto.
Voglia di libertà e di leggerezza, voglia di riappropriarsi dei più antichi, biologici istinti. Voglia di contatto con la natura: la sabbia, l’erba sotto i piedi, l’acqua fresca che ristora e scivola sul nostro corpo accaldato, riscoprendo angoli che avevamo dimenticato, risvegliando istinti di vitalità troppo a lungo sopiti.
I profumi dei fiori, il verde refrigerante delle foglie, la brezza dolce che muove le frasche, che convoglia i profumi, che accarezza i capelli. Profumi che inebriano, che stordiscono i sensi, se li assaporiamo profondamente, ad occhi chiusi, lasciandoci scivolare dentro la loro scia. Profumi di fiori, di gelsomini, ma anche solo di un viale alberato di tigli, che continua ad avvolgerci col suo aroma anche per lunghi percorsi. Profumo di pelle, ma di pelle scaldata dal sole, profumo di uomo, profumo di donna, profumo di amore.
Che dire poi della notte? Notti calde, infinite, vive. E da vivere col corpo anche quelle, perché sono così vere, così vivide che sembra di poterle toccare, di potercisi avvolgere. Col corpo e con l’anima, guardando sorgere la luna, tirando tardi come se si fosse nel salotto di casa propria, comodi, tranquilli allo stesso modo, ma essendo invece dentro il mondo, dentro il cielo, dentro la luminosità, il mistero della luna, della notte, delle stelle. Dell’estate.
Assaporiamo tutto, usufruiamo di tutto, facciamone tesoro. Ci servirà, come se avessimo un conto in banca di benessere, a cui attingere (e ne avremo sicuramente bisogno) durante i lunghi mesi dell’inverno.
(di Marina Zaoli)