La famiglia allargata è un fenomeno in costante crescita e questo rende necessaria una maggiore conoscenza e comprensione delle dinamiche che lo caratterizzano. Quando si parla di famiglia allargata si intende la costituzione di un nuovo nucleo familiare in cui uno o entrambi i partner portano uno o più figli avuti da una relazione precedente. Ovvero lui, lei, e poi ci potrebbero essere gli ex partner, i figli di uno, i figli dell’altro, i figli di entrambi e il raddoppio dei suoceri. Come gestire una tale complessità uscendone indenni? Nelle situazioni positive, i nuovi compagni dei genitori separati cioè i genitori acquisiti possono rappresentare delle valide risorse per i figli del partner nell’aiutarli a ristabilire il senso di sicurezza e stabilità compromesso dall’esperienza di separazione dei genitori.
La costituzione di una realtà così complessa è un incastro di delicati equilibri, in cui ognuno deve ricollocarsi secondo il proprio nuovo ruolo accettando e riconoscendo quello degli altri. In questo percorso di costruzione si possono incontrare delle difficoltà. Alfredo, 44 anni, in seduta confida: “non so mai come comportarmi con il figlio della mia compagna, a volte mi fanno irritare certi suoi comportamenti, ma non mi sento mai in diritto di rimproverarlo e quando lo faccio, la mia compagna non la prende bene”. Allo stesso modo anche i figli possono reagire a tale cambiamento nella struttura familiare con atteggiamenti di diffidenza fino all’aperta ribellione, soprattutto nei confronti del genitore acquisito. Marta 18 anni rivela: “vorrei andarmene a vivere da sola, ma non me lo posso permettere. Quando il fidanzato della mamma è a casa mi sembra un estraneo che occupa il nostro spazio e non lo sopporto, mi chiudo in stanza e mi isolo, penso che sia ingiusto che mio padre viva triste e da solo. A volte provo rabbia e vorrei che tutto tornasse come prima”. Talvolta la chiusura dei figli verso la nuova realtà è legata al tentativo di proteggere il genitore naturale che può essere visto come “vittima”. In tutti i casi è di estrema importanza mantenere aperto il canale comunicativo tra tutti i membri della famiglia nel tentativo di favorire il dialogo e la comprensione dei bisogni e delle difficoltà di ciascuno. Il dialogo dovrebbe mantenersi aperto anche con il genitore naturale non convivente che andrebbe sempre tenuto informato su ciò che riguarda i propri figli e coinvolto nelle decisioni fondamentali inerenti alla loro vita. A sua volta, dovrebbe anch’egli mostrarsi rispettoso degli spazi della nuova famiglia che si è costituita evitando eccessive richieste e interferenze oppure di vivere la figura del genitore acquisito come una minaccia al proprio rapporto privilegiato con i figli, che invece è destinato a rimanere tale.
Come è evidente, gli equilibri sono precari e il percorso tortuoso ma con impegno, dedizione e sensibilità ci si può riuscire. Ogni cambiamento nella vita di ciascuno di noi richiede una fase di adattamento in cui si cercano nuovi equilibri passando attraverso situazioni di crisi. Se dovesse manifestarsi un vissuto di disagio troppo marcato o prolungato, che supera la normale fase di adattamento, potrebbe rivelarsi utile richiedere un aiuto esterno. In questi casi lo psicologo, in quanto figura che si pone con uno sguardo imparziale, può intervenire per sciogliere quei nodi che altrimenti rischiano di trasformarsi in conflitti insanabili, aiutando i membri a uscire da schemi comportamentali errati che alimentano il malessere e lo mantengono nel tempo.
Dott.ssa Laura Tirloni – Psicologa specializzata in Psicologia clinica
Gent.ma Dott.ssa Tirloni, complimenti! Articolo molto interessante! Grazie per la professionalità ed i contenuti così ben trattati…senza cadere nella noia del linguaggio tecnico. Chapeau!
Grazie gentile lettrice, cercherò di mantenere la stessa linea nei prossimi articoli, traendo spunto dal suo commento.