Quante volte sentendo una melodia ci siamo commossi? Quante volte abbiamo sorriso, pianto o scherzato sulle parole di una canzone? Ognuno di noi ha avuto (almeno una volta) una canzone o una melodia di riferimento; note in cui rifugiarsi e sentirsi liberi di essere sé stessi. La Musica, quella vera, quella dal potere taumaturgico, che tutto sana, tutto illumina, infondendo vita e speranza anche nelle situazioni più nere e difficili.
Ed è in questo mese così buio che, insieme ai colori dell’autunno, andremo a riscoprire il gusto personale delle cose belle, di quelle cose che riscaldano il cuore. Parleremo dunque di musica e Musicoterapia, intesa come un sistema di approccio alla persona che, partendo da elementi musicali e sonori, tende a costruire o ripristinare le competenze del soggetto.
Già dall’antichità, in diverse civiltà, la musica veniva utilizzata a scopo terapeutico, prevalentemente in un modello di pensiero di tipo magico-religioso o sciamanico. La musicoterapia come disciplina scientifica si è sviluppata all’inizio del XVIII secolo, ed il primo trattato di musicoterapia è stato a cura di un medico musicista londinese, di nome Richard Brockiesby.
La Musicoterapia è un metodo relazionale tra paziente e terapista che avviene secondo criteri di comunicazione non-verbale, un processo atto a facilitare e favorire la relazione, la capacità organizzativa motoria e mentale, l’espressione, la comunicazione, i processi di apprendimento e altri rilevanti obiettivi terapeutici, al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive, senza limiti di età e condizioni fisiche o patologiche. Lo scopo di questa disciplina è produrre cambiamenti nella salute emotiva e/o fisica della persona.
A tal proposito, vengono enfatizzati gli aspetti funzionali della musica piuttosto che quelli estetici e di intrattenimento. Uno degli aspetti più caratteristici della musica, è il fatto che le sue proprietà sembrano influenzare tutti: bambini ed adulti, indipendentemente dal loro livello di sviluppo o dalle loro abilità. L’improvvisazione creativa, unica e personale, può trovare il suo “luogo” e divenire un’esperienza di scambio, uno spazio di ascolto, accoglienza e cura. La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.
La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale, e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico. Al centro della terapia vi è il rapporto di fiducia che si instaura tra paziente e terapeuta; tra i due si crea infatti un legame, attraverso l’utilizzo del suono, che permette alla persona di far emergere le proprie emozioni. Attraverso il canale musicale, la persona malata ha la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni e di mostrare o comunicare i propri sentimenti e stati d’animo attraverso il linguaggio non verbale.
La musica diviene dunque “mezzo” di comunicazione e di apertura verso il mondo. Il tecnico di musicoterapia possiede i requisiti per interpretare la comunicazione sonora sotto il profilo cognitivo-parametrico ma non psicoterapeutico (per il quale si fa riferimento allo specialista). Dato che quando parliamo di musicoterapia parliamo di una modalità di approccio alla persona, si parlerà di diversi modelli musicoterapici, in base alla finalità desiderata e perseguita.
Una distinzione storica è quella che si fa tra musicoterapia attiva (suonare) e musicoterapia ricettiva (ascoltare); una differenziazione ancor più precisa però, è quella relativa al cuore dell’intervento, che può essere di stampo psicoanalitico (singoli o gruppi che hanno come fine quello di sviluppare i propri aspetti sociali), psicosomatico (l’utenza è costituita da singoli o gruppi, come bambini, anziani o disabili mentali, ma non solo; Il fine è lo sviluppo o il mantenimento delle capacità cognitive, espressive, di apprendimento, orientamento e coordinamento motorio) o somatico (un solo utente o paziente e la finalità è sempre terapeutica).
La musicoterapia può essere utilizzata per fini di insegnamento, per riabilitazione, o come terapia vera e propria. Per quanto riguarda terapia e riabilitazione, gli ambiti di intervento coinvolgono prevalentemente la neurologia e la psichiatria. Ad esempio, solo per citarne alcuni, se ne fa uso su pazienti affetti da autismo, ritardo mentale, morbo di Alzheimer, disturbi dell’umore, morbo di Parkinson…etc.
Sempre più in medicina si sta studiando la musica per poterla utilizzare come terapia complementare, priva di effetti collaterali. In particolar modo, si è visto che vi sono dei meccanismi fisiologici sottostanti agli effetti della musica e alla sua capacità di modulare le risposte metaboliche dell’organismo. Vi è infatti un’implicazione della musica nella regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi del sistema nervoso autonomo e del sistema immunitario, che a loro volta sono coinvolti nella regolazione del metabolismo e del bilancio energetico.
Le ultime scoperte in campo medico-scientifico attribuiscono alla musica un ruolo nel recupero metabolico dallo stress, nella motilità gastrica ed intestinale, nella modulazione dei sintomi gastrointestinali legati al cancro, e nell’aumento del metabolismo lipidico e della clearance dell’acido lattico durante l’esercizio e il recupero dopo lo sforzo.
Insomma, la musica è una vera e propria fonte di benessere per tutti noi, o quantomeno per tutti quelli che la accolgono nella loro vita, che siano i dieci minuti in auto, le ore spese in un travolgente concerto, piuttosto che le ore in casa dedicate al relax. Ad ognuno auguro il suo unico, speciale, ed irripetibile brano! Possa dunque la musica entrare nei cuori e scardinare anche le serrature più blindate.
di Sabrina Burgoni