Sono sempre più frequenti le richieste della pillola del giorno dopo a causa dell’inefficacia di metodi contraccettivi come la rottura del preservativo, della dimenticanza di assunzione del contraccettivo orale, di un coito interrotto per arrivare fino ai casi – estremi – di violenza sessuale. La facile assunzione, gli scarsi effetti collaterali, compresi quelli relativamente pericolosi, la superficialità nell’affrontare il problema della contraccezione da parte di alcune donne, hanno sicuramente fatto perdere il vero significato dell’emergenza di questo metodo contraccettivo, che dovrebbe essere utilizzato in casi veramente eccezionali. In Italia ad oggi è consentito l’uso del solo Levonorgestrel in compresse, possibile anche in unica somministrazione di 1,5 mg. L’inserimento di uno IUD (dispositivo intrauterino) per la contraccezione d’emergenza in alternativa a quella ormonale è da considerare un metodo invasivo ed abortivo, per cui non consentito in Italia. Il nostro Paese è invece in attesa dell’autorizzazione, da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, dell’ Ulipristal acetato, farmaco anti-progestinico, studiato per la contraccezione d’emergenza fino a 120 ore ( 5 giorni ) successive ad un rapporto sessuale. Rispetto al Levonorgestrel si è dimostrato più efficace se assunto entro 72 ore dal rapporto a rischio con una percentuale di gravidanze dell’1,4% contro il 2,2% in un gruppo di 1617 donne e comunque l’efficacia è sicuramente migliore anche nell’utilizzo entro le 120 ore. Il meccanismo d’azione di questi farmaci è quello di alterare, modificandone, l’ovulazione e di alterare altresì la struttura istologica dell’endometrio, impedendo così l’eventuale impianto dell’ovulo. Siamo in ogni caso di fronte ad un meccanismo d’azione, che, seppure non è da considerarsi un metodo abortivo, pone sempre una problematica etica-religiosa tale scuotere la sensibilità della donna.
Dottor Ciro Iannone, sessuologo
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