Per un sessuologo non è frequentissimo, ma non è nemmeno un caso tanto raro, avere la richiesta di risolvere un problema di vaginismo, un disturbo che viene anche chiamato ‘dispareunia’.
La dispareunia è determinata da una estrema difficoltà ad avere rapporti sessuali, da parte della donna, dato che sono o diventano dolorosi, o a volte addirittura impossibili, per cause che dipendono dallo spasmo dei muscoli vaginali, e si presenta ogni volta in cui si tenta la penetrazione. I motivi, tranne rari casi di origine traumatica o dipendenti da alcune malattie, sono prevalentemente psicologici e possono derivare sia da traumi o abusi subiti nell’infanzia, sia da un’educazione troppo rigida e severa, in particolare sugli argomenti sessuali, sia da difficoltà di intesa e di rapporto psicologico col partner. Quest’ultimo è il caso prevalente nei vaginismi secondari che iniziano durante la relazione di una coppia in cui, all’inizio, c’era una buona intesa (anche sessuale), che si è poi però mano a mano affievolita fino a raggiungere un livello molto alto di conflittualità e di insofferenza rispetto all’altro. Se questi sentimenti vengono rimossi, non vengono espressi ed eventualmente nemmeno sufficientemente percepiti razionalmente, rischiano di trasformarsi in una totale chiusura di tipo fisico.
Qui in Italia problematiche di questo genere vengono risolte nel corso di una terapia sessuologica o di coppia, insegnando alla paziente una serie di esercizi da fare a casa, dandole la spiegazione anatomica e fisiologica di come funzionano le cose e di come si dovrebbe agire per farle funzionare al meglio, cercando le cause più profonde di un tale rifiuto al contatto. È ovvio che per fare questo ci deve essere anche un partner di coppia consenziente e volonteroso, nel momento in cui debba entrare in scena, e che la terapia potrà non funzionare se questo sintomo al femminile nasconde altre difficoltà all’interno del rapporto, che nessuno dei due partner è disposto a risolvere.
Negli Usa e in altri stati europei, forse proprio per il suddetto motivo, sta andando sempre più di moda il “partner surrogato”. Il surrogate partner è uno psicologo che ha fatto corsi specifici per essere in grado di affrontare, nella giusta maniera e con il dovuto distacco, una terapia che prevede, alla fine degli esercizi più generali di rilassamento e più specifici di ammorbidimento delle pareti vaginali, anche la penetrazione e il rapporto sessuale.
Il rischio più facile è che la paziente provi un eccessivo trasporto o si innamori del terapeuta, ma sia l’attaccamento, sia il distacco che avverranno durante e alla conclusione della terapia, sono ben valutati e tenuti in conto, per cui verranno elaborati nella giusta maniera. Con questa metodica, con l’aiuto psicologico, ma anche pratico, il problema viene in genere risolto nel migliore dei modi.
I terapeuti sessuali non ci sono però solo per le donne con difficoltà, ma anche per gli uomini. Con terapeute donne, naturalmente. Riusciremo a breve a importare la moda anche in Italia o il nostro sangue più caliente e molto possessivo ce lo impedirà?
Marina Zaoli – Sessuologa