La scienza ufficiale iniziò a interessarsi alla sessualità e ai comportamenti sessuali solo in relazione alle malattie di cui poteva essere causa e, in particolare, le studiò per trarne una motivazione per l’origine di determinate patologie psichiatriche.
Il primo in assoluto che se ne occupò fu un neuropsichiatra austro-tedesco, Richard von Krafft-Ebing che, nel 1886, pubblicò un trattato in proposito: Psychopathia Sexualis.
Fu il primo trattato sistematico sull’ argomento, constava di circa 600 pagine, e cercava di dimostrare, seguendo una teoria di Darwin, come i comportamenti sessualmente devianti e non collegati alla ‘procreazione medicalmente assistita’, (cioè ad un eventuale aiuto tecnico di tipo medico-scientifico a fini riproduttivi, che potesse in qualche modo alterare il normale svolgimento dell’attività sessuale), dipendessero da una degenerazione del cervello umano, che ritornava ad atteggiamenti primordiali e bestiali. Nel testo venivano citati e commentati i comportamenti sessuali devianti osservati in circa 500 casi clinici, che comprendevano: sadismo, masochismo, feticismo, voyeurismo, frotteurismo (sfregamento delle zone pubiche e genitali tra loro, anche tra individui dello stesso sesso), esibizionismo, ninfomania, necrofilia, pedofilia, masturbazione compulsiva.
L’argomento citato più importante e più controverso era stato, però, l’omosessualità, quella maschile in particolare. Von Krafft l’aveva infatti, in un primo tempo, classificata tra gli ‘istinti di carattere contrario’ (il sottotitolo del suo trattato), per inserirla invece poi come un comportamento sessuale, con sue particolari caratteristiche sì, ma nella norma. Non poteva essere una deviazione né una degenerazione, in quanto grandi personaggi storici erano stati omosessuali, il che dimostrava che non erano sicuramente affetti da patologie mentali.
Questa seconda classificazione, oltre alla valutazione da lui data del sacrificio e dell’umiliazione della carne di derivazione religiosa, come di un atteggiamento masochistico, aveva molto irritato la Chiesa, che, dopo un iniziale interesse alla sua ricerca, prese le distanze dal suo pensiero.
Von Krafft ebbe inoltre un’altra importante intuizione, rispetto alla pedofilia, e fu il primo a capirlo: che i bambini sono particolarmente suscettibili agli stimoli sessuali, per cui ogni abuso ricevuto determina conseguenze molto gravi sullo sviluppo della sua personalità e sessualità e può portarlo a propria volta a volgere il suo interesse, diventato adulto, al mondo infantile.
Tutto il lavoro di Von Krafft si indirizzò quindi ad una sessualità studiata solo in funzione e nei confronti della malattia mentale.
Il libro riscosse successo e un grande interesse, tanto che fu ristampato più volte, fino quasi ai giorni nostri.
di (Marina Zaoli)